Italia: divieto di guida oltre settantacinque anni
Una montagna di documenti da presentare, pochissimi uffici sparsi come semi al vento in tutta Italia, visite mediche costose e infinite: di fatto, gli ultra settantacinquenni ormai in Italia non possono più guidare (ma il problema è identico per gli ultrasessantenni che volessero rinnovare la patente D e per gli ultra sessantacinquenni che cercassero il rinnovo della C).
Le modifiche apportate lo scorso luglio al Codice della strada hanno infatti introdotto importanti – e per certi aspetti sacrosante – novità per rendere più serio il rinnovo della patente per gli anziani. Ecco quindi una commissione medica che deve giudicare l’idoneità dell’automobilista ed ecco una serie di esami più seri per capire se una persona è idonea a guidare o no. Modifiche giuste, che hanno costituito un reale passo avanti per la sicurezza, soprattutto perché di fatto hanno tagliato fuori tutte le possibili compiacenze o scorciatoie con i soli certificati medici del medico di famiglia.
Il problema però, arriva dalla gestione di queste novità. Una gestione folle che rende impossibile per un ultra 75enne prendere o rinnovare la patente. Il percorso a ostacoli comincia dalla carenza di punti dove richiedere il rinnovo della patente, le famose “commissioni speciali”: ce ne sono, una per tutti i comuni della provincia. Tanto per capirci, nel Lazio ce ne sono solo sette. Tre per tutta Roma, ma una sola di queste è in città, sul Lungotevere della Vittoria 3, ma è aperta solo la mattina, dalle 9 alle 12, dal lunedì al venerdì. Da qui che abbiamo cominciato la nostra inchiesta, scoprendo file chilometriche (alle 10 del mattino avevamo 35 persone davanti) e un disastro nella gestione degli anziani clienti. Una sola immagine vale più di mille discorsi: quella del cartello che indica l’ufficio per i non vedenti al quarto piano… Accanto al cartello “Guasto” attaccato sulla porta dell’ascensore… Un’immagine simbolo, uno spaccato di una realtà da paese del terzo mondo, con tutto il rispetto per i loro uffici pubblici. Ed è quasi una metafora poi della burocrazia insormontabile che gli ultra ottantenni si trovano davanti per rinnovare la patente.
Già perché una volta arrivati davanti allo sportello, solo lì, si scopre l’elenco dei documenti da presentare. Si va dalla fotocopia del codice fiscale, all’autocertificazione compilata e non firmata di un modello (da prendere in uno dei rarissimi uffici della Usl dove ci sono le commissioni), dalla marca da bollo da 14,62 euro alla fotocopia della patente di guida, dalla ricevuta di pagamento di un bollettino da 18,59 a quella del pagamento di un altro bollettino di 9 euro.
Già questo basterebbe. Ma siamo solo agli inizi: a proprie spese – e in tempi ristrettissimi, quindi impossibili da rispettare viste le liste d’attesa dei nostri ospedali, occorre sottoporsi a una visita medica di fatto insormontabile: ci sono diciassette esami complicatissimi da superare.
E potrebbero non bastare neanche perché alla fine (testuale) “la commissione valuterà se richiedere consulenze specialistiche o relazione psicoattitudinale”. Solo a questo punto, se tutto va bene, viene dato il via per il rinnovo della patente. E, considerando che – nella migliore delle ipotesi, ci vorranno sei mesi circa per venire a capo di questo delirio burocratico, dopo appena un anno e mezzo l’anziano dovrà di nuovo rifare tutto questo percorso: il rinnovo della patente per queste persone è biennale.
Insomma, viste le difficoltà, sarebbe stato più corretto vietare del tutto il rinnovo della patente agli ultra 75enni: così non si fa la selezione sui più sani, ma solo sui più pazienti.