Italiani in crisi a tavola tra frodi e portafogli vuoti
L’italiano a tavola è in crisi. Carne di cavallo spacciata per manzo e torte contaminate da batteri fecali sono solo le ultime due vicende che hanno finito di compromettere il rapporto dei nostri connazionali con il piatto, già provato dalla crisi economica che ha fatto registrare un drastico calo di consumi, stravolgendo le nostre abitudini. Mangiamo meno pesce (-3,4%) e meno frutta (-1,9%) e più pasta (+1,1%) e uova (+0,4%). A cambiare non è stato solo il menu tipo, ma anche la modalità di fare la spesa con ben 26 milioni di italiani che vanno a caccia dei prezzi più bassi facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount.
Quindi meno soldi da spendere e più paura per quello che mangiamo. Sei italiani su dieci, secondo la Coldiretti, non si fidano di quello che c’è nel piatto, dopo le indagini che hanno scoperto l’esistenza di un giro vorticoso di partite di carne che si spostano da un capo all’altro dell’Europa attraverso intermediazioni poco trasparenti che favoriscono il verificarsi di frodi e inganni, a danno delle imprese e dei consumatori. Così crollano di oltre il 30% gli acquisti di primi piatti pronti, surgelati e ragù. Una diffidenza, quella degli italiani, alimentata dal fatto che negli ultimi tempi c’è stata in media un’emergenza alimentare all’anno: dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina, dalla mozzarella blu al batterio killer nei germogli di soia fino alla carne di cavallo nei ravioli e alle torte contaminate da batteri fecali. La conferma arriva dal dato sul crollo nel 2013 del consumo di carne: -7% nelle macellazioni bovine nel primo bimestre, rispetto allo scorso anno.
A complicare le cose la crisi economica che stiamo vivendo. A causa della minore disponibilità di denaro, infatti, gli italiani oltre a comprare meno scarpe e a rinunciare ai viaggi, mettono anche un freno alla forchetta, stravolgendo le proprie abitudini alimentari. Un connazionale su tre dice addio al pranzo completo, che si riduce esclusivamente a un piatto di pasta che sazia di più e che costa di meno. Da un sondaggio della Coldiretti emerge che solo il 18% dei cittadini dichiara di fare quotidianamente un pranzo completo con un primo, un secondo, un contorno e un dolce o un frutto. All’opposto invece, sono il 9% gli italiani che mangiano solo un frutto o uno yogurt o un gelato mentre il 4% addirittura niente. L’abbandono del pranzo completo è confermata, continua la Coldiretti, dal 24% di italiani che si limitano a consumare un secondo accompagnato dal contorno e dal 9% che preferisce un panino, un pezzo di pizza o un tramezzino. Con la crisi, dunque, si assiste a un profondo cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani che tendono a frammentare durante il giorno la propria alimentazione, che in passato vedeva il pranzo e la cena come protagonisti indiscussi.
Quella della sicurezza degli alimenti è “una situazione che – sostiene la Coldiretti – non può essere affrontata semplicemente con un aumento momentaneo dei controlli, perché è ormai chiaro che si tratta di una truffa non occasionale, ma sistematica che ha coinvolto piccole aziende ma anche i grandi marchi dell’agroalimentare mondiale, dalla Buitoni alla Star fino alla Findus”. “Per evitare il ripetersi in futuro di altre emergenze e dipanare ogni dubbio sulle effettive caratteristiche del cibo che si porta a tavola occorrono interventi strutturali – continua la Coldiretti – come l’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta per farla conoscere ai consumatori e scoraggiare il proliferare di passaggi che favoriscono le truffe. Ma per evitare danni economici e occupazionali, le piccole e le grandi aziende multinazionali dovrebbero anche valutare concretamente l’opportunità di evitare forniture di prodotti di dubbia qualità e di origine incerta per acquistare invece al giusto prezzo prodotti locali e certificati che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti. Secondo l’indagine Coldiretti/Swg ben il 65% degli italiani si sente garantito da un marchio degli agricoltori italiani, il 16% da quello della distribuzione commerciale e appena il 9% da uno industriale”.
Fonte: www.adnkronos.com