Iva al 25 per cento? NOI diciamo NO!
Torna lo “spettro” dell’Iva al 25%. La notizia comincia a rimbalzare sui media, prima con più discrezione, oggi sempre più insistentemente, quasi che il tentativo fosse quello di far ingurgitare un po’ alla volta agli italiani l’amara piccola. «Sarebbe una autentica follia – sbotta il presidente di noiconsumatori.it Angelo Pisani – proprio adesso che l’Italia comincia a intravedere uno spiraglio dopo otto anni di recessione nera, l’aumento dell’Iva servirebbe solo ad infliggere il colpo di grazia».
A far risuonare i primi venti di guerra sul fronte Iva è stata l’Unione Europea, i cui vertici pochi giorni fa hanno dichiarato che l’Italia dovrà aumentare l’Iva se non riuscirà a reperire le risorse economiche necessarie a ristabilire l’indebitamento pubblico. «Un altolà che contrasta nettamente con le promesse del governo di diminuire l’insostenibile pressione fiscale – aggiunge Pisani – per restituire vitalità ai consumi e competitività alle imprese italiane».
Ma l’Europa non molla la presa e annuncia che a novembre ci sarà una nuova verifica. E se se i patti non verranno mantenuti, il governo dovrà far scattare le famigerate “clausole di salvaguardia” contenute nella manovra economica del 2015 e mai disinnescate totalmente: si tratta proprio dell’aumento dell’Iva al 25%. Tale rincaro era previsto per il 2018, mentre nel 2017 si passerebbe già al 24%. «Senza contare – rincara la dose l’avvocato Pisani – il rincaro delle delle accise sulla benzina, sempre compreso nelle clausole di salvaguardia. Tutte operazioni che comporterebbero un’impennata dei prezzi, anche quelli al consumo, aprendo di fatto una nuova pagina della recessione».
Una chimera risultano allora anche le promesse di Matteo Renzi, che aveva annunciato addirittura l’abolizione di Equitalia. Il premier ha appena promesso una riduzione delle imposte, con alleggerimento soprattutto per il ceto medio, parlando anche della flat tax per le partite Iva e abolizione degli studi di settore.
Ma ad aggravare lo scenario reso dell’UE ci si è messa la Corte dei Conti: due mesi fa i magistrati contabili avevano dichiarato che «l’aumento dell’Iva tra un anno è inevitabile».
Certo, per rispettare il Patto di stabilità l’Italia deve coprire circa 7,5 miliardi. «Bruxelles – chiarisce Pisani – suggerisce l’aumento dell’Iva e delle accise ma, sia ben chiaro, lascia al Governo la scelta di altre opzioni. Ed è quello che l’esecutivo Renzi dovrà fare, ricorrendo ai tagli della spesa pubblica mai compiutamente avviati e, se necessario, implementando le norme per mettere in campo una seconda voluntary disclosure. Tutto, ma non una nuova scure fiscale. Noi Consumatori non lo permetteremo».