La banca va in crisi? E si prende i nostri soldi…
A partire dal 1° gennaio 2016 sarà probabilmente operativa anche nel nostro Paese una direttiva europea studiata per salvare le banche a discapito dei cittadini. Si tratta del cosiddetto bail-in, in base al quale, in caso di difficoltà finanziarie dell’istituto di credito,
il correntista potrebbe diventare compartecipe delle perdite.
«La formula è sempre la stessa e sempre più feroce – tuona il presidente di Noiconsumatori.it Angelo Pisani – le banche privatizzano gli utili e socializzano le perdite! Ma noi non lo permetteremo!».
In sostanza l’Eurozona cerca di cambiare marcia, e se prima erano gli Stati ad intervenire per salvare le banche (ma sempre coi soldi dei contribuenti), oggi si chiede di farlo perfino agli incolpevoli titolari di conto corrente. Ma, per fortuna, solo in certi casi. Vediamo quali.
I primi ad essere
chiamati a mettere mano al portafoglio, in caso di imminente default bancario,
saranno gli azionisti. Se non basta, si passa
agli obbligazionisti: prima i
possessori di obbligazioni subordinate (una categoria di bond più rischiosa) e
poi i possessori di obbligazioni (sempre emesse dalla stessa banca in
difficoltà) della categoria senior (un po’ meno rischiosa).
Alla fine, se ancora non si riesce a ripianare il “buco”, secondo la nuova direttiva si potrà intervenire sulla
liquidità disponibile in conto corrente. Ma solo per la parte che eccede i
100mila euro. Fino a tale somma, infatti, vale la garanzia dal fondo di
tutela dei depositi interbancari.
Il testo del decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 10 settembre scorso e ora è tornato alle Camere.
«Nob passeranno! – rincara la dose Pisani – perché non è possibile che le azioni scellerate delle banche debbano ricadere sui correntisti. E nessuno ci assicura che, di questo passo, non intaccheranno anche le risorse di chi possiede molto meno di 100mila euro».