La Cassazione conferma il carcere duro per Nuvoletta di Marano, assassino del cronista Siani
Resta al carcere duro il boss storico della camorra casertana Angelo Nuvoletta:
la Cassazione ha confermato il carcere duro respingendo il ricorso per il boss
condannato all’ergastolo per l’omicidio del cronista Giancarlo Siani, ucciso la
sera del 23 settembre 1985 sotto la sua abitazione a Napoli.
Secondo la Suprema Corte lo stato di detenzione è compatibile
con la salvaguardia dei diritti umani. Il 23 settembre 1985, quattro giorni dopo
aver compiuto 26 anni, appena giunto sotto casa sua con la propria Mehari,
Giancarlo Siani venne ucciso: l’agguato avvenne alle 20.50 circa in via Vincenzo
Romaniello, nel quartiere napoletano del Vomero. Siani, trasferito dalla
redazione di Castellammare di Stabia del quotidiano napoletano Il Mattino a
quella centrale, all’epoca diretto da Pasquale Nonno proveniva dalla sede
centrale de Il Mattino in via Chiatamone. Per chiarire i motivi che hanno
determinato la morte e identificare mandanti ed esecutori materiali furono
necessari 12 anni e 3 pentiti. Nell’articolo per il quale fu condannato a morte
dalla camorra Siani ebbe modo di scrivere che l’arresto del boss Valentino
Gionta fu reso possibile da una “soffiata” che esponenti del clan Nuvoletta
fecero ai carabinieri. Il boss oplontino fu infatti arrestato poco dopo aver
lasciato la tenuta del boss Lorenzo Nuvoletta a Marano, comune a Nord di Napoli.
Secondo quanto successivamente rivelato dai collaboratori di giustizia,
l’arresto di Gionta fu il prezzo che i Nuvoletta pagarono al boss Antonio
Bardellino per ottenerne un patto di non belligeranza. La pubblicazione
dell’articolo suscitò le ire dei fratelli Nuvoletta che, agli occhi degli altri
boss partenopei, facevano la figura degli “infami”, ossia di coloro che,
contrariamente al codice degli uomini d’onore della mafia, intrattenevano
rapporti con le forze di polizia. Da quel momento i capo-clan Lorenzo ed Angelo
Nuvoletta tennero numerosi summit per decidere in che modo eliminare Siani,
nonostante la reticenza di Valentino Gionta, incarcerato.