“La dignità vale più della vita” – La lettera dei figli Paolo, Maria, Davide e Sergio Paganelli
La dignità vale più della vita
“La dignità vale più della vita”: queste sono state le ultime parole che nostro padre, Pietro Paganelli, ci ha lasciato prima di decidere che la sua esistenza valesse molto meno dell’umiliazione che ogni giorno subiva a causa della pressione psicologica ed ossessione per alcune cartelle esattoriali risultanti non pagate e molte delle quali erano ritenute “ingiuste” perché non notificate e prescritte, ma che comunque gli imponevano prepotentemente di pagare .
Nostro Padre ha dovuto anche subire l’umiliazione di sapere che anche la casa del figlio era stata ipotecata per meno di 8000,00 euro e che lo stesso era pertanto iscritto nella lista dei cattivi pagatori escluso dal circuito finanziario
“Zio Pierino”, come lo chiamavano familiari e amici, era un uomo d’altri tempi, il capo famiglia, colui che doveva provvedere alla crescita dei suoi figli, senza alcun aiuto esterno, evitando di far trapelare qualsiasi problematica.
In tutti questi anni di problemi ne ha superati tanti ma ci ha sempre dato il necessario, consentendoci di studiare e, soprattutto, trasmettendoci insieme a nostra madre, quei sani valori che ci hanno permesso di essere ciò che siamo diventati.
Purtroppo, però, anche le persone più forti, quelle da cui non ti aspetti mai qualcosa di irrazionale, a volte crollano. Quella maledetta mattina il suo insensato gesto è apparso ai nostri occhi come un atto di vigliaccheria compiuto da una persona che, non più capace di affrontare le difficoltà della vita, decide di chiudere con la sua esistenza terrena. Tuttavia, riflettendo sull’insegnamento ricevuto e su i valori che ci ha inculcato e sui quali abbiamo costruito le nostre vite, ci rendiamo conto che bisogna avere molto coraggio per commettere un’azione simile.
Pierino non dovrà mai essere considerato né un eroe e neppure un martire e in nessun caso, dovrà essere preso a modello da chi si trova in condizioni simili; ma non vogliamo neanche che sia considerato un debole o, come qualche giornalista l’ha definito: “un Evasore”, è solo la vittima innocente di un sistema di riscossione informatizzato senza alcuna umanità e considerazione dei cittadini .
Tutti dobbiamo sentirci un po’ responsabili del suo sacrificio: dall’Equitalia che ha intrapreso nei suoi confronti una vera e propria persecuzione, all’Inps che aveva il disegno di ridurre la sua già misera pensione, alle fonti di informazione che, seppure in modo indiretto, contribuiscono a questo scempio morale, e infine a noi familiari che, purtroppo, non siamo riusciti ad avvertire quel suo malessere.
Auspichiamo che il suo gesto possa servire a dare una scossa a questo nostro sistema che, così com’è, è sbagliato. Uno Stato che si rispetti non dovrebbe permettere a enti senza remore, senza anima e senza umanità, il recupero dei crediti con interessi da usurai e senza le preventive verifiche di inadempienza. Le tasse, anche se a volte ritenute ingiuste e non eque, vanno pagate. Quando é il cittadino a sbagliare, allora, scattano le sanzioni e gli interessi; se è lo Stato o l’ente riscossore a commettere l’errore, il cittadino non solo non sarà risarcito ma dovrà subire il calvario del “palleggiamento” di responsabilità tra l’ente riscossore e quello creditore.
Mio padre viveva questa tribolazione, tra avvocati, commercialisti e persone senza cuore per le quali sei considerato solo un “evasore” e non una persona in difficoltà. La società Equitalia afferma di compiere il proprio “dovere” e che le responsabilità di eventuali errori sono da imputarsi solo ed esclusivamente agli enti creditori, senza rendersi conto che, con i loro metodi, esercita sui poveri malcapitati una devastante pressione psicologica intimidatoria.
Non esiste alcuna differenza per un operaio, per un imprenditore, per un pensionato (nel caso in cui dovesse trovarsi in difficoltà economica) nel costatare che la sua dignità sarà calpestata da un usuraio che pretende la restituzione del prestito o da un ente riscossore che continua a richiedere il pagamento delle cartelle esattoriali, pur se dovute, con interessi ogni giorno sempre più crescenti.
Nostro padre è stato un artigiano, uno dei tanti “piccoli imprenditori” che hanno fatto grande l’Italia e, anche se aveva commesso qualche leggerezza fiscale, lo aveva fatto solo per cercare di continuare la sua attività e sopravvivere.
Pierino, non possedeva nulla: ha preferito dare alla famiglia tutto quello che aveva, tutto quello che ha guadagnato, rinunciando anche all’acquisto di una casa per trascorrere la sua vecchiaia insieme a nostra madre. In tanti anni trascorsi con lui, non abbiamo ricordi che abbia cercato di condurre una vita agiata e fatta di apparenze e, quando in alcune trasmissioni televisive qualcuno definisce mio padre “fortunato” perché per diversi anni l’ha fatta franca con il fisco e lo definisce un evasore “cronico”, la cosa ci ferisce e ci offende tantissimo. Chi ha fatto tali affermazioni gratuite, avrebbe dovuto conoscere nostro padre che con le sue convinzioni, giuste o sbagliate che fossero, è stato un cittadino esemplare, onesto, e che in tutti i suoi anni di attività si è sempre comportato da buon cittadino rispettando le persone e le istituzioni del suo Paese e soprattutto pagando le tasse.
Un Paese civile deve evitare che i suoi cittadini, spesso vessati da leggi sproporzionate alla trasgressione commessa, a volte palesemente ingiuste, attuino delle proteste verso il “sistema” deliberato da una classe dirigente che, spesso, non è all’altezza della situazione. Il suo triste epilogo serva da monito per i politici i quali dovranno evitare che casi analoghi possano riproporsi in futuro.
Noi figli ricorderemo sempre nostro Padre per quella persona buona e onesta che era e per gli insegnamenti che ci ha dati per prepararci a diventare, a nostra volta, buoni cittadini di questo Paese.
Siamo orgogliosi di nostro padre e siamo certi che per tutti quelli che hanno avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo, resterà per sempre un grande uomo e soprattutto una splendida persona.
Ciao “Zio Pierino”, sarai sempre con noi.
Paolo, Maria, Davide e Sergio Paganelli