La famiglia di De Luca tutta indagata. Dopo il padre e la madre ecco il turno del figlio
Adesso si scopre che nel mirino dei magistrati è finito anche il figlio
della coppia, Piero, sott’inchiesta per reati fiscali a margine di
alcune consulenze collegate a due società a loro volta vicine alla
Manifatture Cotoniere Meridional oggetto dell’inchiesta-madre sfociata
in un processo che per De Luca senior si aprirà il giorno delle
elezioni regionali
Non bastava il capofamiglia, Vincenzo De
Luca, sindaco di Salerno, aspirante governatore della Campania in quota
Pd-Idv, rinviato a giudizio per associazione a delinquere, concussione
e truffa nelle inchieste «Sea Park» e «Mcm». Non bastava nemmeno la
moglie del primo cittadino, Rosa Zampetti, sotto processo per falso in
atto pubblico e abuso d’ufficio causa un concorso per sociologa Asl che
la donna avrebbe vinto – secondo la tesi dell’accusa – presentando una
documentazione taroccata. Adesso si scopre che nel mirino dei
magistrati è finito anche il figlio della coppia, Piero, sott’inchiesta
per reati fiscali a margine di alcune consulenze collegate a due
società a loro volta vicine alla Manifatture Cotoniere Meridionali,
conosciuta come «Mcm», oggetto dell’inchiesta-madre sfociata in un
processo che per De Luca senior si aprirà il giorno delle elezioni
regionali.
Gli accertamenti sul figlio del sindaco sarebbero
scaturiti a seguito di più indagini patrimoniali e avrebbero portato a
trovare punti di contatto con il procedimento Mcm nato in circostanze
rocambolesche. Ovvero a seguito dell’intenzione della Salerno Invest,
società partecipata, di costruire un centro commerciale sull’area
industriale di Fratta di Salerno dove insisteva la Mcm (sulla carta era
prevista la delocalizzazione dell’impianto tessile e la contestuale
realizzazione di strutture urbanistiche e commerciali). Un intervento
di riqualificazione che sarebbe dovuto costare in tutto oltre 110
milioni di euro e avrebbe dovuto produrre posti di lavoro per 1.500
persone. Un’opera faraonica figlia di un progetto che portava le firme
del Comune, della Salerno Invest e della Cotoniere.
Ma sul più bello
la Procura di Salerno, con il pm Gabriella Nuzzi, si imbatte in una
decina di falsi e di presunte irregolarità sulle varianti urbanistiche.
A far scattare le indagini è l’ex assessore all’Urbanistica Fausto
Martino, diventato una vera e propria gola profonda degli uffici
giudiziari salernitani retti all’epoca dal procuratore Apicella (quello
al centro degli attriti con la procura di Catanzaro per la vicenda De
Magistris-Why Not). Fra le rivelazioni di Martino quella su cui i pm
puntarono con decisione faceva riferimento a una riunione in cui,
presente il sindaco, il patron della Mcm «manifestò la volontà di
delocalizzare l’impianto» non per riqualificarlo altrove «bensì perché
diceva di non avere prospettive industriali su quella zona».
Nell’inchiesta
su Mcm, insieme con Vincenzo De Luca, è stato rinviato a giudizio anche
il suo predecessore, Mario De Biase, espressione dell’aspirante
presidente della Regione. Lui e altri, per il gup che ha disposto il
giudizio, a dar retta alle intercettazioni avrebbero fatto parte di
quella «realtà politico-amministrativa» sintetizzabile «in un singolo
centro di potere burocratico amministrativo». Da IL GIORNALE