La green economy fa passi avanti nel settore riciclo dei rifiuti
In Italia, nonostante la crisi, il settore del riciclo dei rifiuti regge: a crescere sono soprattutto le esportazioni verso Paesi in forte sviluppo economico, in primis
Nel 2009 il quantitativo di questi materiali trattati è diminuito del 24,7%. A calare è stato soprattutto il riciclo dei rottami ferrosi e dell’alluminio; il riciclo della carta ha subito una flessione del 10%, ma è aumentato di molto l’export della carta riciclata in Italia. Inoltre carta e acciaio hanno visto aumentare di molto le percentuali del riciclo sull’immesso al consumo, avvicinandosi all’80%. Il settore del recupero si conferma dunque pilastro della green economy e prezioso supporto dell’industria nazionale. Nel 2009 è decollato anche il sistema di raccolta e avvio al recupero dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), toccando quota 193mila tonnellate.
E’ quanto emerge dallo studio annuale “L’Italia dei Riciclo”, il rapporto promosso quest’anno da FISE Unire e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presentato oggi a Roma. “Anche in un periodo di crisi economica un settore cruciale della green economy, come quello del riciclo dei rifiuti, non solo regge, ma riesce a fare passi in avanti significativi – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – Questo rapporto ci fa vedere che in Italia non c’è solo la crisi dei rifiuti di Napoli, ma che esiste ormai in questo Paese una vasta attività di riciclo dei rifiuti che, in molti settori, è tra le più avanzate d’Europa. Abbiamo intere Regioni dove la raccolta differenziata raggiunge il 50% e settori, come quello degli imballaggi, dove si ricicla il 64% dell’immesso al consumo”.
Edo Ronchi ha sottolineato più volte che “l’Italia non è tutta Napoli“ e che “il nodo strategico per risolvere l’emergenza rifiuti a Napoli e Provincia è quello della raccolta differenziata”. Ronchi ha parlato della necessità di avviare una raccolta differenziata porta a porta che ha bisogno di essere finanziata dall’amministrazione pubblica per partire. “Dopo si possono prevedere sanzioni per i cittadini che non la rispettano, almeno per le tre parti principali dell’umido, del vetro e della carta, ma bisogna investire 15-20 milioni di euro per farla partire – ha stimato il Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che ha parlato anche degli impianti: “quelli dell’umido, ad esempio, sono impianti semplici, ma in Campania non ci sono”.
Il riciclo dei rifiuti urbani in Italia viaggia praticamente a 3 velocità: il Nord si distingue per livelli avanzati che sfiorano anche il 90%, il Centro stenta a decollare e al Sud ci sono sacche di arretratezza. Basta pensare alla Sicilia, dove la raccolta differenziata non arriva neanche al 6%. Ma anche Roma non è messa benissimo: le percentuali di raccolta differenziata della Capitale sono simili a quelle di Napoli, ma Roma si salva per
La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è quindi il fulcro del settore del riciclo ed è anche “il termometro del rapporto tra i cittadini e le amministrazioni pubbliche”. Lo ha sottolineato Ermete Realacci, componente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati. “Anche in Campania – ha detto Realacci – ci sono Comuni, e sono oltre 100, che superano il 60% di raccolta differenziata. Da Salerno a Pollica passando per Mercato San Severino. Insomma i cittadini, anche in Campania, se vengono invogliati la raccolta differenziata la fanno. Certo mancano gli impianti: è assurdo, ad esempio, che mancano gli impianti di compostaggio. Ma mentre prima si diceva che la raccolta differenziata non era una cosa da italiani, adesso non è più così”.