La linea di Clini sugli Ogm «Possono portare benefici»
Corrado Clini, ministro per l’Ambiente, cosa sta succedendo a Bruxelles sugli Ogm? State litigando all’interno della Ue?
«A
Bruxelles per la prima volta si è spaccato il fronte degli Stati membri
che sono sempre stati contrari agli Ogm, a prescindere».
Dunque?
«Alcuni
Paesi, fra cui l’Italia (e la Spagna e la Svezia e l’Ungheria), hanno
accolto la proposta della presidenza danese, ovvero: il fatto che la Ue
possa concedere sì le autorizzazioni agli Ogm, ma che poi ogni singolo
Stato membro ha il potere esplicito di vietarle al suo interno».
Questo cosa significa? Che anche l’Italia ha intenzione di aprire agli Ogm?
«Non un apertura tout court , però…».
Però?
«Dico
che in Italia bisogna aprire una seria riflessione che deve coinvolgere
la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell’ingegneria genetica e
di alcune possibili applicazioni degli Ogm».
Cosa vuole dire?
«In
Italia la posizione contro gli Ogm è bipartisan e da sempre
compromette, in generale, la ricerca sugli ingegneria genetica applicata
all’agricoltura, e alla farmaceutica, e anche a importanti questioni
energetiche. Un grave danno».
In che senso?
«La
paura nei confronti degli organismi geneticamente modificati riguarda
principalmente la possibilità che venga alterata la tipicità dei nostri
prodotti agricoli. Eppure esiste un paradosso».
Quale?
«Senza
l’ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più
tipici. Il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il
basilico ligure, la vite Nero D’Avola, la cipolla rossa di Tropea, il
broccolo romanesco: sono stati ottenuti grazie agli incroci e con la
mutagenesi sui semi».
Davvero?
«Sì».
E quindi?
«Quindi
bisogna stare molto attenti all’importanza della ricerca. L’ingegneria
genetica in agricoltura può creare semi nuovi e questi semi nuovi
possono essere anche molto pericolosi, non ci sono dubbi. Su questo
condivido le preoccupazioni della Coldiretti, diverse da quelle di
Confagricoltura. Ma, come abbiamo detto sopra, si deve tenere presente
che l’ingegneria genetica può portare molti benefici. Se poi andiamo al
di là dell’agricoltura di tipo alimentare gli effetti positivi degli Ogm
diventano davvero molti».
In quali settori?
«In
tutta l’agricoltura non alimentare, ad esempio: come le culture
tessili, il pioppo, la canna, le graminacee, il sughero. Ma possiamo
tenere presente che gli Ogm sono importanti per creare specie resistenti
a condizioni estreme in zone marginali soggette a dissesto
idrogeologico e alla siccità. Ma non solo».
Cosa altro?
«Un’altra
area molto interessante per l’applicazione degli Ogm non competitivi
con le produzioni agricole sono le coltivazioni di specie con alto
potere energetico: biocarburanti di seconda generazione e la filiera
chimica verde. Per non parlare delle applicazioni nei Paesi esteri».
Quali sono?
«Nei
Paesi in via di sviluppo: si possono applicare semi di Ogm per frutti o
prodotti alimentari addittivati con vitamine o con vaccini. Ma possiamo
parlare anche degli Ogm che verranno usati adesso in Giappone».
In Giappone? Per cosa?
«Gli
Ogm salveranno l’agricoltura della tragedia post tsunami. Ricercatori
giapponesi e inglesi stanno lavorando a una pianta di riso in grado di
resistere al sale e dunque che può essere coltivata nelle aree colpite
dall’acqua dello tsunami dello scorso anno».
Come ci mettiamo in Europa, alla fine?
«A
Bruxelles abbiamo deciso di rinviare tutta la discussione al prossimo
giugno, sostanzialmente dopo le elezioni francesi. Ma credo che la
direzione di lasciare lavorare l’Ue sull’ingegneria genetica anche nel
settore degli Ogm non verrà abbandonata. Con la sovranità dei Paesi
membri di avere il potere di vietare, ovviamente».