La luce in camera? Lasciatela accesa
NEW YORK – E’ guerra all’eco-chic, l’ambientalismo da ricchi. La
battaglia non viene sferrata dalla destra conservatrice ma da una nuova
corrente di “pensiero sostenibile”. È una generazione di guru verdi più
in sintonia con la maggioranza della popolazione.
Parla ai colletti blu, al ceto medio impoverito dalla recessione, agli
immigrati. Cioè quel 69% della popolazione Usa che fugge dai prodotti
con l’etichetta “bio” perché troppo cari, un lusso per privilegiati.
No, non è vero che fare la spesa eco-compatibile deve costare caro.
Questa nuova tendenza ha il suo decalogo: dieci principi da seguire,
capovolgendo i luoghi comuni dell’ambientalismo tradizionale.
Zaccai Free, 37 anni, autore di libri per bambini, è uno degli
esponenti della nuova tendenza. “Adottare uno stile di vita meno
distruttivo per il pianeta – dice – non significa andare in cerca di
alimenti cari e prodotti per la casa che costano il doppio”. Glenn
Croston, autore di “Starting Green”, è altrettanto severo con le mode
che hanno trasformato il consumo sostenibile in un salasso per i
bilanci familiari. “Basta con l’eco-lusso – dice Croston – ci sono
scelte quotidiane che si possono fare per proteggere il pianeta e il
futuro dei nostri figli, risparmiando”.
Sotto tiro ci sono le élite progressiste, che hanno trasformato le
scelte responsabili in una moda sofisticata. I venture capitalist di
San Francisco con le ville coperte di pannelli solari e l’auto
elettrica da 200.000 dollari in garage. Gli abitanti dell’Upper West a
Manhattan che affollano Whole Foods, il supermercato tutto-bio che
sembra una gioielleria. Uno snobismo dagli effetti dissuasivi sul resto
della popolazione. “Secondo un’inchiesta di Grail Research – rivela il Washington Post – oltre i due terzi degli americani associano i prodotti “verdi” con un prezzo irraggiungibile per il loro potere d’acquisto”.
fatica per arrivare a fine mese – si rivolge invece Shel Horowitz,
l’autrice di “Painless Green” ovvero l’ambientalismo indolore. Un
elenco di consigli per “aiutare l’ambiente, ridurre il nostro impatto
sul cambiamento climatico, tagliare le spese e migliorare la qualità
della vita”. Consigli semplici alla portata di tutti. Alcuni ci
riportano alle abitudini di vita dei nostri nonni. Usare i ventilatori
invece dell’aria condizionata. Riscaldarci meno d’inverno, a costo di
indossare il maglione in casa. Lavare le finestre con il semplice
alcol. Chiudere il rubinetto dopo aver inumidito lo spazzolino o la
lametta da barba, anziché lasciar scorrere l’acqua. Altri sono
suggerimenti hi-tech: installare i nuovi apparecchi che interrompono la
corrente quando non stiamo usando la tv o il computer, o le docce ad
alta efficienza che riducono di quattro litri al minuto l’erogazione
d’acqua senza che ce ne accorgiamo.
Con un’attenzione rigorosa ai costi, il decalogo del nuovo
ambientalismo sottopone a un esame severo tutti i vecchi miti del
pensiero “sostenibile”. Stabilisce quali regole restano valide e quali
vanno abbandonate. Partendo da ciò che ci sembra più ovvio. Dobbiamo
spegnere sempre la luce quando usciamo da una stanza? Sbagliato, se
abbiamo installato le nuove lampadine compatte fluorescenti: accendendo
e spegnendole troppo spesso la loro vita si accorcia. E non è vero che
costino più care, sulla bolletta elettrica pesano il 25% delle
lampadine tradizionale.
Al supermercato è giusto fare la spesa orientandosi sulle “etichette
verdi”? Spesso è sbagliato, per gli scarsi controlli su quei
certificati. Installare pannelli solari? Prima fate isolare
l’abitazione per evitare le fughe di calore, è molto più efficace.
Comprare prodotti biodegradabili per ridurre l’accumulo nelle
discariche? Quasi sempre è inutile, i prodotti che si proclamano tali
non si decompongono abbastanza rapidamente. Molto meglio ridurre gli
sprechi, per dare un contributo immediato all’emergenza rifiuti.
Comprare un’auto ibrida?
Mezzi pubblici e bicicletta restano molto più verdi, e ovviamente meno
cari. Vale la pena spendere dal 20% al 40% in più comprando
dall’agricoltura biologica, perché sono più sani e più nutrienti? Il
sovrapprezzo è giustificato in alcuni prodotti come pesche, mele,
mandarini, lattuga, uva. Non vale la pena invece per quella frutta e
verdura che anche nell’agricoltura tradizionale ha una bassa intensità
di sostanze chimiche inquinanti: dal cavolo al pomodoro. Comprare
dall’agricoltura locale per ridurre le emissioni di CO2? In realtà il
trasporto contribuisce all’11% delle emissioni carboniche
dell’agricoltura, il resto è legato ai metodi di produzione. Molto
meglio, sia per la salute che per il portafoglio, ridurre il consumo di
carne rossa perché l’allevamento di bovini è ad alta intensità di
consumo energetico.
I nuovi comandamenti hanno un principio in comune. Ridimensionare anche
di poco i nostri consumi, ha un impatto sull’ambiente molto più
benefico che la rincorsa alle mode dei prodotti verdi.