La protesta degli studenti giunge all’estero: sui tetti al Cern di Ginevra
Alla vigilia dell’esame della riforma dell’università da parte della Camera non si placano le proteste di studenti e corpo docente, che oltre a continuare le occupazioni di tetti e monumenti in tutta Italia, hanno anche deciso di portare all’estero la protesta. In particolare, oltre alle iniziative degli studenti dell’Erasmus in 19 Paesi, un gruppo di ricercatori, studenti e dottorandi italiani che lavorano al Cern di Ginevra è salito sul tetto di un edificio, dove si apprestano a passare la notte, per poi seguire domani in diretta tv quanto accadrà alla Camera.
A Montecitorio gli occhi saranno puntati domani sulla votazione in seconda lettura del ddl (al Senato è previsto l’ulteriore passaggio per il 9 dicembre) con l’impegno a licenziare il testo direttamente domani, ma con alcune incognite. In particolare, il Pd ha chiesto a Fli “chiarezza e coerenza” dopo le parole di Fabio Granata, che ha anche deciso di salire sui tetti della protesta. “Al di là della riforma Gelmini e delle sue luci e delle sue ombre – ha detto l’esponente futurista – bisogna ascoltare i giovani e rispettarne la nuova volontà di partecipazione politica”.
Ma dalla Lega è arrivato un altolà: “Lo stop alla riforma danneggerebbe il Nord” ha detto il senatore Mario Pittoni. Intanto il ministro dell’Istruzione ha nuovamente invitato gli studenti a non schierarsi con i “baroni”, mentre si è augurata che almeno una parte dell’opposizione, come l’Api e l’Mpa, voti alla Camera a favore della riforma, così come già avevano fatto al Senato. Mariastella Gelmini ha anche risposto duramente all’invito del rettore di Firenze, Alberto Tesi, che ha chiesto ai docenti di non fare lezione domani per protesta: “E’ stato un comportamento inaccettabile e inqualificabile di chi vuole conservare i propri privilegi”. Il voto finale, comunque, secondo la relatrice del ddl Paola Frassinetti (Pdl), potrebbe arrivare già nel primo pomeriggio.
Gli articoli da approvare con i relativi emendamenti “non sono ancora molti” e si riprenderà la discussione dall’emendamento “anti parentopoli” proposto dall’Italia dei Valori, per vietare ai parenti (fino al terzo grado) di un professore universitario di concorrere alle cattedre nello stesso ateneo. Un emendamento che la maggioranza considerava giusto in via di principio, ma con dei problemi di costituzionalità. “Il comitato dei 9 – aggiunge Frassinetti – composto dai parlamentari della commissione Cultura che seguono il ddl alla Camera, si riunirà domani alle 9 per la riscrittura definitiva dell’emendamento”. Manuela Ghizzoni del Pd è convinta che “sull’emendamento anti-parentopoli si troverà un’intesa collegiale, perché già giovedì, alla sospensione dei lavori, il comitato dei 9 aveva cominciato a lavorarci su”.
Ma sul ddl in generale “andiamo in aula con lo stesso spirito negativo”. Medesimo spirito che aleggia nelle tante proteste che hanno animato anche il giorno della vigilia: dagli striscioni sul Duomo di Milano al finto muro fatto crollare a Roma, dagli scavi di Pompei al Canal Grande, dallo stop alla didattica alla Normale di Pisa agli studenti incatenati alla fontana Maggiore di Perugia. Ma non manca città, piccola o grande, dove le proteste non abbiano assunto toni goliardici o ferme iniziative di protesta. E a Roma, dove per domani è stato convocato un sit-in davanti a Montecitorio, oggi c’é stato un flash mob di studenti vestiti da “baroni”, mentre sul tetto della facoltà di architettura c’é stato il “gemellaggio” con il mondo della cultura rappresentato, tra gli altri, da Nicola Piovani ed Ettore Scola, con anche il direttore dell’Unità, Concita De Gregorio.
Tra le tante proteste c’é da segnalare, infine, l’iniziatica “Difendiamo l’Università dalla demagogia”, un appello al mondo accademico lanciato da un gruppo di docenti universitari e promosso dalla Fondazione Magna Carta a sostegno della riforma Gelmini, che nel fine settimana ha già raccolto la sottoscrizione di oltre 400 docenti universitari.