L’allarme dei pediatri «Vaccinazioni in ritardo»
Policlinico Gemelli, Roma: oltre cento persone al pronto soccorso, l’80
per cento bambini, per sospetta influenza A. Cifre raddoppiate in un
solo giorno al Gemelli mentre all’Umberto I spuntano altri quattro
nuovi casi: tra i tre risultati già positivi al test, anche una donna
in gravidanza. In Puglia, ancora una donna incinta – 31esima settimana
– ricoverata per il virus nell’ospedale di Putignano, un’altra in
quello di Andria: entrambe 50enni, entrambe affette da iperpiressia e
in «stato di insufficienza respiratoria ingravescente». In Emilia,
ancora gravi le condizioni della donna ricoverata all’ospedale di Vaio
a Fidenza e anche quelle della piccola di 11 anni di Bolzano che si
trova da più di una settimana nel reparto di rianimazione della clinica
universitaria di Innsbruck, in Austria. In Liguria, le prossime ore
saranno decisive per un anziano di 79 anni e una puerpera di 35 anni
colpiti dal virus e sotto osservazione nel San Martino di Genova. Il
«bollettino» di contagi e casi sospetti incrociato allo choc per la
morte a Napoli della prima bambina italiana, fa correre il panico per
tutta l’Italia. A Trento è stata rinviata la partita di basket. E c’è
un’altra bimba di 12 anni, affetta sin dalla nascita da una rara
malattia, che era stata ricoverata a Portogruaro ed è stata trasferita
a Padova «a titolo precauzionale». Sempre a Roma, sempre all’Umberto I,
restano stabili le condizioni dei tre piccoli – già affetti da
patologie croniche invalidanti – ricoverati in terapia intensiva per
l’influenza A, ma migliorano le condizioni degli altri due bambini
positivi, ricoverati nell’ospedale romano. E la psicosi attanaglia,
ancor più degli altri, soprattutto le mamme. Un solo dato: nell’ultima
settimana la Sip, società italiana di pediatria, ha registrato un
aumento del ricorso (quasi sempre inutile) al pronto soccorso dell’80
per cento dei bambini. Un numero di visite al pronto soccorso
«superiore anche al numero di richieste per influenza stagionale –
sottolinea la Sip – che si verificano normalmente nello stesso periodo
dell’anno». Anche perché come rilanciano le statistiche, sono proprio
loro, i bambini fino ai 14 anni, ad essere più facili al contagio.
L’appello lanciato dai pediatri a vaccinare subito i più piccoli del
Paese alimenta la polemica sui ritardi del vaccino registrati in alcune
regioni, in Puglia come nel Lazio. Eppure, spiega il ministero del
Welfare, alla data dello scorso venerdì tutte le Regioni sono state
messe in condizione di avviare l’offerta vaccinale. Il viceministro
alla Salute Ferruccio Fazio aggiunge che sarà poi distribuita nei
prossimi giorni una terza quota di vaccino: con queste prime tre
consegne, saranno così distribuite alle Regioni più di due milioni di
dosi in proporzione alla popolazione residente. In tutto, sulla scorta
delle indicazioni fornite dall’unità di crisi, sarà vaccinato contro
l’influenza A il 40% della popolazione (circa 24 milioni di persone).
Ma, Emilia Romagna a parte – dove la campagna di profilassi è già
scattata – solo Lombardia e Campania hanno già annunciato la partenza
della vaccinazione da oggi. «Considerando che il vaccino è arrivato
alle Regioni da pochi giorni – afferma Pasquale Di Pietro, presidente
della società italiana di Pediatria – e considerando il tempo
necessario dopo la vaccinazione perchè la protezione sia efficace, è
indispensabile affrettare al massimo i tempi di intervento. Purtroppo
dobbiamo fronteggiare una situazione di emergenza con un vaccino che si
è reso disponibile con ritardo, ma a questa difficoltà non possiamo
aggiungere anche ritardi generati da disorganizzazione e confusione».
Anche se «in attesa di poter vaccinare i propri figli – avverte Gianni
Bona, vicepresidente della Sip – si può anche evitare di mandare i
figli a scuola se nell’istituto si sono verificati molti casi di
influenza A». Ma resta «fondamentale che sia subito avviata la
profilassi per i bambini con più di sei mesi e iniziando da quelli che
hanno patologie a rischio: nell’età adulta il rischio di mortalità è
inferiore rispetto all’influenza stagionale, mentre nelle prime epoche
della vita e tra i bambini, il rischio di complicanze gravi può essere
maggiore». E i pediatri italiani invitano le mamme a non correre subito
al pronto soccorso in caso di sospetto dell’influenza A. «È meglio –
dicono – consultare subito il proprio pediatra: si evitano inutili file
e, inoltre, i pronto soccorso, soprattutto se affollati, sono luoghi in
cui può avvenire con più faciltà la trasmissione della malattia».