L’allarme del cardinale Sepe «Napoli insicura, le famiglie scappano»
NAPOLI
(10 marzo) – Dopo i giovani tocca ai «grandi». Prima la lettera-appello
ai «nuovi crocifissi» della società napoletana. Ieri l’affondo rivolto
agli adulti. In sintesi: la sicurezza si costruisce insieme. E Napoli
ne ha bisogno più che mai. Perchè? «Perché qui la sicurezza è
minacciata dal mancato rispetto dei diritti della persona. C’è paura,
disagio, manca la tranquillità nel proprio agire. Tutto ciò allontana
chi vorrebbe investire nel nostro territorio e ogni progetto di
sviluppo».
Così il cardinale Crescenzio Sepe, nel corso di uno degli incontri di
formazione promosso dalla Polizia di Stato. «Da Napoli si fugge: sono
gli stessi cittadini che si sentono minacciati e si allontanano dalla
propria città», prosegue Sepe nel suo intervento su «La speranza e la
fiducia: risorse fondamentali per una sicurezza migliore». È da qui che
bisogna ripartire, secondo l’arcivescovo. Un’analisi lucida, così come
aveva preannunciato il questore di Napoli, Santi Giuffré sottolineando
che a Napoli «la camorra è un bubbone da estirpare e contro il quale
occorre lavorare in sinergia cercando – secondo Santi Giuffré – di
insegnare ai giovani che non bisogna usare scorciatoie, ma l’impegno e
la costanza nello studio e nel lavoro per guardare oltre».
Condivide l’arcivescovo che ribatte: «Oggi sembra di vivere in una
società dominata dalla legge della foresta: il predominio dell’uomo
sull’uomo. Sembra che manchi la coscienza civile. Non si comprende che
l’altro è un fratello, aldilà della razza, della cultura, del colore
della pelle». Poi l’arcivescovo si rivolge agli agenti di Polizia:
«Proprio voi siete costretti spesso a scegliere di andare per l’uomo
contro l’uomo: cioè a battervi contro chi commette il male per
proteggere chi vuole vivere in sicurezza.
Tutto questo può creare turbamento, conflitto. Compite sacrifici –
prosegue Sepe – – siete chiamati a pagare un prezzo cruento, ma non
dovete cedere, né arrendervi, nonostante il senso di ingratitudine che
a volte qualcuno mostra nei vostri confronti». Ecco la difficoltà di
coniugare la sicurezza, con l’ordine pubblico, con il rispetto della
persona. Lavorando insieme e facendo squadra è possibile rispondere «a
quella domanda di sicurezza che ormai è di tutti. Dobbiamo concorrere-
precisa l’arcivescovo – per dar vita a una sicurezza partecipata
richiamando ognuno alle proprie responsabilità: gli agenti di polizia,
le istituzioni, la società civile». Spesso, riconosce il presule, sorge
lo scoraggiamento perché sembra che camorristi, spacciatori,
ricattatori abbiano guadagnato terreno.
«Sono molto più che un esercito – prosegue Sepe – forti perché ricchi,
ma contro i quali bisogna avere la consapevolezza e la certezza di
potercela fare perché – aggiunge il cardinale – noi abbiamo le armi del
bene. Anche Cristo era uno sconfitto, un perdente: eppure ha vinto
sulla morte». Perciò Sepe invita agli agenti di polizia a: «Non farsi
rubare la speranza. Voi siete lo Stato. Abbiate questa consapevolezza:
siete i protettori dell’uomo e della sua dignità: è in questo il vostro
valore». Venerdì scorso invece il messaggio ai giovani in occasione
della Quaresima. Il cardinale aveva incontrato i ragazzi della diocesi.
Sono loro i «crocifissi», i «nuovi crocifissi».
Ragazzi che lasciano la scuola, diplomati e laureati costretti nei call
center, immigrati che non trovano il «posto» nemmeno agli angoli delle
strade. Un appello che si è completato ieri con il monito lanciato ai
loro genitori.