L’Anm protesta: «Grave aggressione» I magistrati pronti allo sciopero
Protesta dei magistrati contro riforme
ritenute «punitive» e i «continui tentativi di delegittimare e
intimidire la giurisdizione nel sul complesso» e le singole toghe.
Per iniziativa dell’Anm, il sindacato delle toghe, oggi i magistrati
hanno fermato le udienze e si sono riuniti in assemblea in tutti i
distretti giudiziari.
C’è una situazione «gravissima, di forte aggressione ai
magistrati da parte del mondo politico che non ha precedenti»; per
questo la magistratura «è unita per far sentire la propria voce, siamo
di fronte a valori condivisi e difesi da tutti i magistrati», ha detto
il segretario nazionale dell’Anm Giuseppe Cascini all’assemblea dei
magistrati di Roma in cui si è fatto portavoce della forte
preoccupazioni per gli «insulti e e le minacce» alle toghe che «se
creano assuefazione nei cittadini non certo la creano nei magistrati».
Cascini ha poi espresso un giudizio allarmato per le «grandissime violazioni negli
ultimi giorni alla sfera privata dei magistrati, con forme di
intimidazione tramite servizi giornalistici che sono un chiaro
messaggio della serie: “attenzione quando si tratta di decidere sui
poteri forti, ci potrebbero essere conseguenze personali”». Dalle
parole del
segretario dell’Anm Cascini emerge un messaggio forte e chiaro: «I
magistrati non fanno politica con i loro processi ma decidono solo in
base alle prove e agli atti».
I pm non possono essere distinti «tra rossi e neri», ha
affermato il presidente dell’Anm, Luca Palamara, intervenendo
all’assemblea straordinaria dei magistrati di Milano e facendo
riferimento alle affermazioni del premier Silvio Berlusconi che martedì
aveva attaccato i giudici definendoli «comunisti». Accuse bollate dalle
toghe come «ridicole».
«Non siamo in guerra, né in scontro con nessuno», ha aggiunto
Palamara, aggiungendo che nell’ultimo periodo «sui giornali e sulle
televisioni assistiamo a una costante denigrazione della Magistratura,
fino ad affermare che i tribunali sono sezioni di partito». Questa
assemblea, ha proseguito Palamara, non deve essere scambiata per una
manifestazione «vetero-sindacale». Noi, ha concluso Palamara, «diciamo
no a riforme punitive contro la
Magistratura», tra le quali Palamara ha citato quella sulla separazione
delle carriere, quella del Csm o quella sulla revisione
dell’obbligatorietà dell’azione penale.
«La giustizia non ha bisogno di riforme punitive contro i magistrati, che hanno l’unica colpa di aver emesso sentenze nell’esercizio delle loro funzioni», ha aggiunto Palamara.
Palamara ha poi detto che «non è esclusa nessuna forma di protesta»
a chi gli ha chiesto dell’ipotesi di uno sciopero delle toghe. «È
evidente che c’è malcontento e bisognerà trovare il modo di
canalizzarlo», ha detto il presidente dell’Anm in occasione
dell’assemblea dei magistrati milanesi i quali hanno invitato la giunta
del sindacato delle toghe a proclamare giornate di mobilitazione nei
tribunali aperte al pubblico.
«Noi non stiamo lavorando per spostare a Roma i processi del presidente»,
ha detto il guardasigilli, Angelino Alfano. Il ministro ha smentito
queste voci definendole illazioni che fanno parte del gusto a polemiche
inutili.
Il no dell’Anm. Palamara “boccia” l’ipotesi di trasferire a Roma
tutti i processi riguardanti le alte cariche dello Stato. «Bisogna
vedere il testo scritto ma non è di questo che la giustizia ha bisogno,
la giustizia ha bisogno di tutt’altro, ha bisogno di riforme che vadano
nell’interesse dei cittadini. Questa proposta non serve a far
funzionare i processi, non serve a migliorare la giustizia», ha
spiegato Palamara.
Di Pietro. «Fino a quando c’è questa maggioranza che ieri ha
votato un provvedimento che ha consentito ad un ministro della
Repubblica di non essere sottoposto a processo, che secondo l’accusa
avrebbe addirittura avvertito un indagato di un’intercettazione
telefonica a suo carico, e questo Parlamento gli ha dato l’impunità, a
me pare che non ci sia una maggioranza a cui interessi la giustizia e
non è opportuno affidare a questo Parlamento a legalità relativa il
compito di riformarla». Lo ha detto Antonio Di Pietro, leader
dell’Italia dei Valori riferendosi al no della Camera al processo ad Altero Matteoli, ministro delle Infrastrutture.