L’Antitrust contro la riforma dell’ordine forense: «Restringe la concorrenza e aumenta i costi»
Secondo l’autorità garante della concorrenza e del mercato occorre
rivedere l’estensione dell’ambito delle esclusive, le nuove modalità di
accesso alla professione di avvocato, la disciplina delle tariffe,
delle incompatibilità e della pubblicità
Per l’Antitrust la riforma della professione di avvocato, in
discussione al Senato, restringe la concorrenza e aumenta i costi per i
cittadini e le imprese. In una segnalazione inviata a Governo e
Parlamento, il Garante sottolinea che il testo di riforma «contiene
disposizioni che determinano gravi restrizioni al funzionamento dei
mercati e impongono oneri non giustificati a cittadini e imprese».
Per
l’Antitrust, in particolare, destano preoccupazione le disposizioni che
prevedono l’estensione dell’ambito delle esclusive, le nuove modalità
di accesso alla professione, la disciplina delle tariffe, delle
incompatibilità e della pubblicità.
No all’estensione dell’ambito di esclusiva
Il testo in discussione al Senato, ricorda l’Antitrust, estende in
modo significativo l’ambito delle attività riservate agli avvocati e,
secondo il Garante, «l’ampliamento di tali esclusive non comporta un
effettivo accrescimento della tutela degli assistiti, ma determina una
restrizione della concorrenza tra professionisti e incide
significativamente sui costi delle procedure amministrative,
conciliative e stragiudiziali, con ripercussioni negative sui cittadini
e sulle imprese».
Meno vincoli all’accesso della professione
Il ddl di riforma, prosegue l’Antitrust, «prevede nuove misure
relative all’accesso alla professione che irrigidiscono la scelta di
chi vorrebbe intraprendere la carriera forense, prevedendo ostacoli e
limitazioni per lo svolgimento del tirocinio, senza che venga previsto
alcun tipo di remunerazione o compenso per i praticanti». Per
l’Antitrust è invece necessario escludere qualsiasi onere
ingiustificato a carico dei praticanti, prevedendo invece lo
svolgimento del tirocinio già durante il corso universitario e
istituendo lauree abilitanti». In ogni caso, «sarebbe opportuno ridurre
la durata del praticantato e introdurre misure che, diversamente da
quanto previsto nel progetto in esame, riducano i costi per chi è
obbligato a svolgerlo: per questo occorre anche prevedere premi o borse
di studio che garantiscano a tutti la possibilità di accedere alla
pratica professionale e valorizzare il tirocinio svolto presso gli
uffici legali di imprese o presso autorità indipendenti, agenzie
pubbliche o altre istituzioni».
Inderogabilità solo per le tariffe massime
Il testo in discussione prevede che gli onori minimi sono
inderogabili e vincolanti. Per l’Antitrust le tariffe fisse e minime
«non garantiscono la qualità della prestazione mentre restringono la
concorrenza. A protezione del cliente e, in particolar modo, delle
persone fisiche e delle piccole imprese, potrebbe trovare invece
giustificazione il mantenimento soltanto delle tariffe massime, con
riferimento a prestazioni con carattere seriale e di contenuto non
particolarmente complesso».
No al divieto di pubblicità comparativa
Il progetto di riforma, scrive il Garante, «prevede una disciplina
generale della pubblicità degli avvocati che rischia di essere
limitativa soprattutto laddove vieta la pubblicità comparativa».
Ridurre le incompatibilità
Il testo, spiega l’Antitrust, amplia le incompatibilità degli
avvocati, vietando lo svolgimento di qualsiasi attività di lavoro
autonomo o dipendente esercitata continuativamente o professionalmente,
con alcune deroghe ed eccezioni. Per l’Antitrust «occorre al contrario
ridurre al massimo le incompatibilità per evitare che queste diventino
uno strumento per limitare il numero di soggetti che possono svolgere
l’attività forense, aumentando anche il costo delle prestazioni».