L’Antitrust contro Poste Italiane: danneggia l’utente che effettua il versamento
Dopo i gestori telefonici, adesso tocca a Poste Italiane, essere sotto accusa dall’Antitrust. In particolare ad essere sotto accusa sono le commissioni per il “bollettino Postale”, un “prodotto esclusivo di Poste Italiane”, la forma di pagamento più utilizzata dai consumatori per servizi che vanno dalle bollette di luce, gas, telefono alle multe, con un incasso annuale di 563 milioni di euro, come emerge dal provvedimento.
Come avevamo già denunciato noi dell’Associazione Noiconsumatori.it, Poste Italiane aveva aumentato la Commissione di per i bollettini postali di 10 centesimi, con un importo pari a 1,10 euro. L’Antitrust, a seguito delle tante segnalazioni da parte dei consumatori circa il disagio, ha deciso di aprire un istruttoria, la quale verrà chiusa alla fine del 2010. L’Antitrust rileva che la società Poste Italiane, con i bollettini postali, presta un servizio al mittente e al destinatario del pagamento, eppure a pagare la commissione sono sempre e solo gli utenti, soggetti debitori che eseguono il versamento, più una commissione di 1,10 euro a bollettino. Quindi con “condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose” per i clienti che pagano i bollettini postali “scaricando su di loro commissioni relative a servizi resi ai beneficiari dei pagamenti”, come la rendicontazione.
L’accusa contro la Società è di “possibile abuso di posizione dominante nei servizi di incasso e pagamento”, anche perché Poste Italiane utilizza una certa “condotta abusiva”, ovvero una strategia per difendere la forza di mercato ed escludere servizi concorrenti. Ad esempio, possiamo notare che sui bollettini postali prestampati non viene indicato il codice Iban del beneficiario che consentirebbe di effettuare il pagamento anche tramite banca. In questo modo, dunque, l’unico modo per pagare è tramite posta, mentre le altre forme di pagamento sono azzerate. Per l’Antitrust “il potere di Poste Italiane di determinare gli standard del bollettino postale escludendone l’interoperabilità al di fuori della rete postale ostacola lo sviluppo di modalità di pagamento alternative offerte da altri operatori”.