L’Api contro Equitalia "Pesa più della crisi"
partita, seminascosta nei lavori degli Stati generali dell’Udc in
Piemonte, la «rivolta» torinese contro Equitalia, la società pubblica
di riscossione coattiva composta al 51 per cento dall’Agenzia delle
Entrate, e per il 49 per cento dall’Inps. Capeggiata storicamente dal
capogruppo Udc in Comune Alberto Goffi, ieri la polemica «contro un
procedura di recupero crediti che sta mettendo i seria difficoltà i
nostri iscritti» è stata pubblicamente condivisa anche dal numero uno
dell’Api Fabrizio Cellino.
Le piccole imprese, da lui
rappresentate, sono composte da artigiani e imprenditori i cui affari
già agonizzanti a causa della crisi risultano ulteriormente zavorrati
da una mole di tasse arretrate. Basti pensare che fra Torino e
provincia almeno 60 mila ipoteche gravano su altrettante imprese.
«Dobbiamo assolutamente rivedere i meccanismi sanzionatori che pur
riferendosi ai tassi di legge, amplificano il peso dell’imposizione
sulle imprese. In questo momento di crisi con le difficoltà
generalizzate di accesso al credito e quelle create dai ritardi di
pagamento dei grandi committenti, questa situazione genera un effetto
domino deleterio per la liquidità delle nostre aziende», attacca
Fabrizio Cellino. E – lontano dai microfoni – aggiunge: «Oggi davvero
possiamo dire che il fardello delle tasse arretrate picchia più della
crisi».
Ed è proprio per questo motivo che stamattina in
Comune, su invito del capogruppo Udc Alberto Goffi, alla commissione di
Controllo Gestione (presieduta da Antonello Angeleri) si presenterà
l’amministratore delegato di Equitalia Nicola De Chiara, che era atteso
da mesi. A lui il Comune (la richiesta è bipartisan: la condividono sia
il sindaco Chiamparino sia l’opposizione) chiederà di istituire un
Osservatorio che possa finalmente esaminare il problema e rivedere i
tempi e le modalità di riscossione.
Goffi va oltre: «Inutile
girarci intorno: noi chiederemo una moratoria bella e buona, perché 70
mila ipoteche non possono non essere considerate un’emergenza». La
cifra del (maxi) credito arretrato avanzato su Torino e provincia da
Equitalia non è quantificabile. Basti pensare che ci son volute ben
cinque sedute della commissione di controllo gestione per capire di che
proporzioni è la montagna di debiti che i torinesi hanno con lo Stato e
il Comune alla voce tributi e sanzioni non pagate. Tutto nasce oltre
tre mesi or sono (all’indomani della decisione del governo di «sanare»
le multe precedenti al 2004) ancora una volta dalla richiesta del
capogruppo Udc: «Cerchiamo di capire a quanto ammonta il debito che
hanno i torinesi con l’erario e con il Comune». È stato come
scoperchiare un verminaio.
Si va dai 20 milioni di euro al
capitolo ganasce fiscali (il fermo amministrativo dell’auto che scatta
quando le multe non pagate diventano materiale storico) alle 60 mila
richieste di ipoteca. Solo a Torino dal 2000 al 2009 le cartelle
esattoriali emesse da Equitalia sono state ben 2.962.051 e hanno
colpito 710.110 contribuenti. E che dire della mole di iscrizioni di
fermo (ganasce fiscali «attive»), sempre dal 2006 al 2009? In città
risultano essere 13.423 in provincia 31.772. E passiamo ai preavvisi di
fermo. Sotto la Mole sono 92.588. «La situazione dell’indebitamento
delle famiglie nei confronti di Equitalia che recupera tasse nazionali,
canone Rai, contributi Inps e Inail – conclude Goffi – si commenta da
sola ed è un fenomeno preoccupante di cui l’Osservatorio si dovrà fare
carico».