Lavoratore professionista demansionato ha diritto ai danni
Il lavoratore professionista ingiustamente demansionato ed estromesso da qualunque attività dal suo superiore ha diritto ai danni
patrimoniali e non patrimoniali; questo perché è stata compromessa la sua carriera e la vita di relazione.
Lo ha affermato la Corte di
Cassazione con una sentenza del 2 febbraio 2010 con cui ha dato ragione ad un anziano chirurgo che era stato demansionato, non
partecipando più ad alcuna attività del reparto, da un primario. In particolare, gli Ermellini hanno spiegato che “il lavoro del professionista” è fra quelli
tutelati dalla Costituzione, “secondo le teorie organicistiche e
laburistiche anche europee”. Dalla sentenza, si evince che “il lavoratore professionista va posto in uno stato
costituzionalmente protetto, per le connotazioni essenziali e le
condizioni di qualificazione e dignità professionale; in altri termini in
una posizione soggettiva costituzionalmente protetta”. Piazza Cavour ha così accolto il ricorso degli eredi del
chirurgo demansionato dal suo primario chiarendo che
“in una fattispecie di rapporto gerarchico professionale, quale quello che
r icorre tra il primario di un reparto ospedaliero di chirurgia pediatrica
e l’aiuto anziano già operante nel reparto, rapporto che integra un
contatto sociale dove la posizione del professionista dequalificato è
presidiata da precetti costituzionali, costituisce fatto colposo che
configura illecito civile continuato ed aggravato dal persistere della
volontà punitiva e di atti diretti all’emarginazione del professionista,
la condotta del primario che, nell’esercizio delle mansioni cui era
addetto. Tale condotta altamente lesiva è soggettivamente imputabile al
primario, come soggetto agente, ed esprime l’elemento soggettivo della
colpa in senso lato, essendo intenzionalmente preordinata alla distruzione
della dignità personale e dell’immagine professionale e delle stesse
possibilità di lavoro in ambito professionale, con lesione immediata e
diretta dei diritti inviolabili del lavoratore professionista”.