Lavoro a 15 anni, l’apprendistato vale come scuola
Già al lavoro a 15 anni per «apprendere» un mestiere. L’ultimo anno di
scuola dell’obbligo, infatti, si potrà fare anche con l’apprendistato.
Lo prevede un emendamento al ddl Lavoro – è firmato dal relatore
Giuliano Cazzola -, collegato alla Finanziaria, approvato dalla
commissione Lavoro della Camera, che raccoglie quell’idea lanciata
tempo fa dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Lunedì approderà
in aula, poi tornerà al Senato per l’ok definitivo. L’obbligo
scolastico – fissato a 16 anni – si potrà così assolvere «anche nei
percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di
istruzione e formazione». Ma alzano gli scudi sindacati e opposizione.
E lo fanno proprio nel giorno in cui la riforma delle superiori del
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini fa un altro passo in
avanti con il «sì» della Camera ai regolamenti che ridisegnano i licei:
nei prossimi giorni saranno portati in consiglio dei ministri per l’ok
definitivo. «Una svolta epocale» commenta la presidente della
commissione Cultura, Valentina Aprea (tra le novità: ridotti a 6 gli
indirizzi nei licei, inglese per tutti e cinque gli anni, via il latino
dallo scientifico) ma la Cisl chiede l’immediata copertura del turn
over e i Cobas proclamano lo sciopero per il 12 marzo . Annuncia tempi
duri per gli studenti «furbetti» il ministro della Pubblica
Amministrazione, Renato Brunetta: nei prossimi giorni decollerà l’uso
degli sms per avvertire i genitori sugli adempimenti scolastici,
assenze comprese. Ma è la novità apprendistato che, più di ogni altra,
scatena la bufera. «Si fa carta straccia dell’obbligo di stare in
classe fino a 16 anni» tuona Giuseppe Fioroni, ex ministro Pd
all’Istruzione, e ironizza con amarezza la Rete degli studenti «così
andremo tutti a raccogliere le arance al posto degli immigrati di
Rosarno, come piace a Sacconi» mentre la Fgci lancia un appello al
presidente Napolitano perché «intervenga a stoppare» la norma. «È
l’ultimo atto dello smantellamento dell’obbligo scolastico» afferma la
Flc-Cgil e la Uil invita a fermare questo «brusco ritorno al passato».
Ma assolvere l’obbligo di istruzione «attraverso un vero contratto di
lavoro – dice Gelmini – retribuito secondo i contratti collettivi di
lavoro, rappresenta una possibilità ulteriore di contrasto al fenomeno
della dispersione». Con lei la presidente di Confindustria, Emma
Marcegaglia, mentre Sacconi accusa sindacati e opposizione di «critiche
ideologiche: sono stati ben 126mila nel 2008, pari al 5,4%, i ragazzi
dai 14 ai 17 anni risultati fuori da ogni percorso di istruzione e
formazione» con il Sud che schizza al 7,7%. Ed «è una porcheria» per il
ministro dire – come ha fatto la Cgil – che con l’emendamento si vuole
superare surrettiziamente anche l’età minima per lavorare fissata per
legge a 16 anni. Poi, spiega Sacconi che la norma «consente ai giovani
esclusi da scuola e mercato del lavoro di attivare un percorso
educativo in un ambiente di lavoro con un adeguato numero di ore di
formazione esterna e formale».