Lavoro: “Io torno se”, cervelli in fuga scrivono all’Italia
Lasciano l’Italia per rincorrere il sogno di un lavoro “dignitoso”, per sfuggire a contratti “umilianti” senza alcuna prospettiva di crescita, per “poter scegliere liberamente se avere un figlio oppure no, senza dover dire ‘non me lo posso permettere'”. Ma gli ‘espatriati’, che si raccontano nel blog del giornalista freelance Antonio Siragusa (www.iotornose.it), sono disposti a tornare anche subito, ma “a determinate condizioni”.
“Io torno se i baroni si faranno da parte per dare spazio ai giovani medici”, racconta il casertano Ciro Mastroianni, 39 anni, cardiochirurgo al Pitie’-Salpetriere di Parigi, primo centro di trapianti di cuore in Europa. “Avevo già visto che alcuni colleghi più grandi di me non riuscivano ad avanzare di carriera a Napoli, perché ostacolati da un sistema baronale e poco meritocratico che danneggia non solo i medici bravi, ma anche i pazienti”, racconta Mastroianni, che ha già nel curriculum tre trapianti di cuore, 500 interventi all’anno come chirurgo operatore o in funzione di primo aiuto, 30 espianti e 200 interventi di assistenza circolatoria tra ospedale e unità mobile. Michela Pascucci, 27 anni, laurea in Scienze Politiche e master in Politica internazionale, è consulente finanziario a Bruxelles. “Vorrei tornare in Italia perché la qualità della vita è migliore, per la mia famiglia, gli amici, il mare, il clima, ma qui ho uno stipendio che nel nostro Paese mi sognerei”, racconta.
La 28enne Natascia Musardo ha scelto di trasferirsi in Germania per un dottorato in Diritto pubblico alla Johannes Gutenberg Universitat di Mainz. “Io torno anche se devo guadagnare la metà, purché sia un lavoro dignitoso che ripaghi me e la mia famiglia dei sacrifici di una vita fatti per professionalizzarmi. Io torno se per realizzarmi non sono costretta a compromessi frustranti o illegali; torno se, investendo tempo ed energia, posso raggiungere i miei obiettivi, anche se non sono ‘la figlia di’.
Torno se in Italia le donne possono essere messe nella condizioni di scegliere liberamente se avere un figlio oppure no, senza dover dire ‘non me lo posso permettere'”. Nel suo blog, Siragusa, 29 anni, ha scelto di “ribaltare il punto di vista degli emigranti e di raccontare le storie di chi vorrebbe tornare se ci fossero le condizioni”. “Ho una particolare sensibilità rispetto a questo tema, anche per la storia della mia famiglia”, racconta all’Agi, “sono l’unico rimasto in Italia, mio fratello è un fisico e si è trasferito in Germania, mio cugino lavora al Cern di Ginevra, un altro cugino vive in Francia”. Ma Siragusa ha scelto, per il momento, di restare, nella speranza di poter continuare a fare il giornalista, dopo aver frequentato l’Ifg di Urbino ed essere diventato professionista. Il suo blog sta avendo un grande successo: “Voglio trasformarlo in una community per ampliare il dibattito”, un contenitore di idee per ispirare la politica e riportare in Italia i ‘cervelli in fuga’. (AGI)