Le gallerie automobilistiche di Napoli? Maxi tubi di scappamento da respirare
Ci sono tre zone di Napoli dove la concentrazione nell’aria delle polveri sottili, le micidiali PM10, è notevolmente superiore alla media cittadina, che a sua volta risulta tra le più alte d’Italia. Vi transitano ogni giorno migliaia di automobilisti che spesso, imbottigliati nel traffico, se ne allontanano solo dopo parecchi minuti. E nel frattempo respirano. Inevitabile, si dirà, ma sconsigliabile all’interno delle tre gallerie stradali che mettono in comunicazione la zona di Chiaia con l’area flegrea da un lato e con il centro storico dall’altro.
I tunnel Quattro Giornate, Posillipo e Vittoria superano di poco il mezzo chilometro, eppure in questo breve tratto di strada la presenza nell’aria di Benzene e Pm10 è elevatissima soprattutto a causa della carente pulizia delle pareti e dell’assenza di un efficiente sistema di aereazione. Nonostante manchino dati precisi, agli esperti è noto come negli ultimi anni le gallerie abbiano accumulato un vero e proprio «tesoretto» di veleni sul conto del capoluogo campano, già stabilmente attestato tra le prime dieci città d’Italia che registrano un’eccessiva presenza di polveri sottili nell’aria (Napoli si è piazzata sesta nel 2010 e addirittura prima nel 2009, con 156 i giorni nei quali è stato superato il limite medio consentito per legge). Secondo uno studio della Commissione Europea, per ogni 10mila abitanti, in Italia muoiono prematuramente più di 15 persone solo a causa delle polveri sottili, prodotte per il 60% dai veicoli a motore.
Risale al 2006 un progetto comunale per assicurare la costante manutenzione e la pulizia della galleria Quattro Giornate. A regime, l’assessore all’ambiente Casimiro Monti ipotizza addirittura che il servizio di aspirazione delle polveri, lavaggio pareti e revisione degli impianti possa avere una frequenza settimanale ed essere esteso anche agli altri tunnel cittadini. La puntuale applicazione di questo solo provvedimento consentirebbe un taglio netto alle emissioni nocive nel perimetro comunale. In galleria, infatti, questi materiali si depositano al suolo, vengono poi sospinti verso l’alto dal continuo passaggio di automobili, e dopo tornano lentamente giù per ripetere il ciclo. Un gigantesco frullato di sostanze tossiche che dura ventiquattro ore al giorno e crea un dannoso effetto di accumulo. Ma il programma di make-up settimanale annunciato dall’assessore si è perso – è proprio il caso di dire – per strada: nel corso dei mesi e degli anni gli interventi si sono fatti sempre più sporadici. Le volte delle gallerie continuano ad essere nere e uno spesso strato di polveri grigio cenere ricopre i marciapiedi, peraltro ingombri di rifiuti di ogni genere. A completare il quadro il sistema di aereazione è praticamente fermo, con alcuni apparecchi che sono stati addirittura smontati.
Sebbene pure l’Automobile Club di Napoli abbia raccomandato al Comune «una puntuale pulizia delle strade e delle gallerie» e un potenziamento delle centraline Arpac (spesso guaste), all’interno dei tunnel cittadini non è mai stato effettuato un solo rilevamento. Anche se una chiara idea di quello che inalano gli automobilisti in transito (e i rari, coraggiosi pedoni) la si può ricavare dai dati emersi nel corso della campagna di Treno Verde del 2003, quando i ricercatori di Legambiente e della Rete Ferroviaria Italiana sistemarono per tre giorni una centralina di rilevamento in via Caio Duilio, presso l’uscita della galleria Quattro Giornate a Fuorigrotta. Si noti bene: non nel tunnel, ma all’esterno, all’aria aperta, in una zona peraltro densamente popolata. Ebbene, la concentrazione di polveri PM 10 registrata raggiunse picchi di 245 microgrammi al metro cubo, oltre quattro volte il limite fissato per legge a 60. «Per quest’area la galleria è una fonte di immissione massiva, cioè è come se avessimo campionato allo sbocco di un maxi tubo di scappamento che raggruppava gli scarichi di migliaia di autoveicoli», spiega Vittorio Valentini dell’Istituto Sperimentale RFI, commentando i dati raccolti. Pertanto non sorprende che i cittadini di via Caio Duilio denuncino, oggi come allora, la diffusione di una vasta gamma di patologie respiratorie che colpiscono prevalentemente i bambini. «In quella zona la popolazione è ancora costretta a vivere reclusa», ricorda Anna Savarese di Legambiente, che a suo tempo sollecitò un tavolo istituzionale per affrontare questa specifica emergenza ambientale. Ma a tutt’oggi il problema non sembra riscuotere particolare attenzione anche da parte delle istituzioni più prossime al cittadino (il presidente della X Municipalità Fuorigrotta-Bagnoli, Giuseppe Balzamo, più volte interpellato sull’argomento, non rilascia commenti). Non resta quindi che augurare buona fortuna a chi si avventura nei maxi tubi di scappamento. Pardon: nelle gallerie automobilistiche partenopee.
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