Le negano la pillola del giorno dopo e lei denuncia la Asl
TERAMO. Ha trascinato la Asl in tribunale con l’a
ccusa di non averle dato la pillola del giorno dopo. Per questo ha
dovuto affrontare una maternità non voluta: ora una donna di 37
anni chiede che l’azienda sanitaria di Teramo le paghi un
risarcimento danni di mezzo milione di euro. La seconda udienza
davanti al giudice civile, in programma ieri, è stata aggiornata a
maggio.
La donna, residente in una cittadina della costa vibratiana, è
rappresentata dall’avvocato Felice Franchi del
foro di Ascoli, mentre l’azienda sanitaria si è affidata all’a
vvocato Bruno Massucci. La donna, oltre alla
maternità non voluta, ha dovuto far fronte anche alla decisione del
partner di non riconoscere il bambino che è nato da quel rapporto
sessuale.
LA STORIA. Tutto inizia tre anni fa, quando durante un
rapporto sessuale all’uomo che è con la donna si rompe il
preservativo, causando così la dispersione del liquido seminale.
Quando la giovane si accorge della lacerazione del profilattico,
inizia una sorta di pellegrinaggio tra strutture sanitarie e
ambulatori medici, per chiedere la pillola del giorno dopo ed
interrompere così quella gravidanza non programmata. Per prima cosa
prova a chiedere aiuto alla guardia medica di Tortoreto, che però
si rifiuta di prescriverle l’anticoncezionale. Il giorno dopo,
secondo quanto denunciato dalla donna nell’atto di citazione, tenta
la strada del pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova. I medici
del pronto soccorso, dopo averla visitata, la indirizzano al
reparto di ginecologia. Qui arriva un nuovo categorico no alla
pillola. Lo stesso succede anche alla guardia medica di Giulianova
dove è stata mandata dai medici. Solo dopo qualche giorno ottiene
da un medico ginecologo la ricetta per l’acquisto del farmaco. Ma è
troppo tardi: è trascorso troppo tempo tra l’avvenuto rapporto
sessuale e l’assunzione della pillola del giorno dopo.
LA GRAVIDANZA. La donna vive 28 giorni in ansia, sperando
di non essere rimasta incinta. Ma le successive analisi e il test
di gravidanza non lasciano spazio ai dubbi. La 37enne dopo nove
mesi partorisce un maschietto. La giovane mamma spera almeno nel
sostegno economico e morale del padre del bimbo, ma l’uomo non
vuole riconoscerlo. La donna, come sostiene nell’atto di citazione,
deve affrontare la gravidanza da sola «subendo un danno morale,
biologico, esistenziale, patrimoniale e alla vita di relazione».
«Il ritardo con cui la sanità pubblica le ha prestato soccorso per
interrompere la gravidanza prima della formazione del feto», si
legge ancora nella denuncia presentata dalla donna, «è stato
deleterio». Una omissione considerata grave dalla mamma che ha
deciso di chiedere un maxi risarcimento danni alla Asl che le ha
vietato la pillola del giorno dopo. Prima di ricorrere alla carta
bollata, la donna ha tentato anche di ottenere in via breve un
ristoro economico dalla Asl ma senza successo, visto che la sua
richiesta di risarcimento non ha avuto nessuna risposta. Ha così
deciso di agire con una denuncia trascinando l’ azienda sanitaria
locale davanti al tribunale civile di Teramo per chiedere
giustizia. Ora sarà il giudice a decidere.