Le risorse del Made in Italy
MADE IN ITALY: AGROALIMENTARE; BEDONI (COLDIRETTI), SERVE TRASPARENZA
SMONTARE CORPORATIVISMO E CONSOCIATIVISMO CITTADELLA AGRICOLA
“Il Made in Italy alimentare ha ben poche probabilità di reggere l’impatto di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e di proporsi con successo sul mercato unico e su quello globale. E’quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Paolo Bedoni nella relazione di apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, nel sottolineare che “perché la rigenerazione del settore sia davvero una scelta irreversibile è necessario che si realizzino, senza indugi e nel più breve tempo possibile, due condizioni del tutto correlate l’una all’altra: che si smontino i meccanismi corporativi e consociativi della vecchia cittadella agricola, oggi indifendibile, e che il settore e i suoi processi produttivi vengano portati in piena trasparenza”. “Insomma che si bonifichi definitivamente la palude in cui la spinta a fare impresa viene soffocata ed intralciata dall’assistenzialismo e dalla rendita. Per fare questo occorre una sola cosa: la volontà politica di attuare le riforme a cui si è dato corso in Italia e in Europa. In questi anni abbiamo ottenuto importanti risultati sul piano legislativo e ciò ha consentito all’Italia di rendersi forte e credibile in Europa quando si è trattato di concorrere al varo della nuova Politica agricola comune. Una politica che è una vera riforma strutturale e che è nostro interesse attuare bene e con tempestività, soprattutto nelle sue parti innovative. Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che l’Italia è tra i Paesi, per il potenziale di risorse qualitative di cui dispone, che hanno maggiormente interesse all’attuazione piena di questa riforma. E’ lecito chiedersi perché non lo faccia. La risposta è una sola: le spinte corporative ed assistenziali trovano ancora una fortissima copertura negli apparati istituzionali, e non solo a livello centrale. La politica-politicante non riesce a liberarsi dal bisogno del collateralismo: lo attrae e ne è attratta anche se, per questa strada, racimola ormai solo briciole di consenso. Ma noi siamo certi che il cambiamento non si ferma, perché gli interessi corporativi risultano perdenti nei processi dell’economia reale e, man mano che i sistemi d’impresa crescono nel mercato, sono politicamente non rappresentabili in modo dignitoso. Questa nostra convinzione è rafforzata dal fatto che in questi anni si è potuto compiere un percorso lineare, per quanto lento e faticoso, sulla strada delle riforme anche sul piano nazionale nonostante che nel frattempo si siano avvicendati governi di diversi ed opposti schieramenti politici. Questo è confortante e comunque indicativo dell’affrontabilità in termini bipartisan di una politica che, per il fatto di dipendere da processi decisionali europei e di essere comunque proiettata nel medio-lungo periodo, si sottrae ai colpi di vento e alle improvvisazioni congiunturali di cui sono piene le nostre cronache politico-parlamentari. A questo si aggiunge la palese oggettività dell’interesse italiano, di cui prima parlavo. E cioè il fatto che il Made in Italy agroalimentare, se davvero valorizzato nelle sue straordinarie specificità, non solo è competitivo nel mercato unico ma rafforza la competitività dell’economia europea nel mercato globale”.
MADE IN ITALY: BEDONI (COLDIRETTI), PRONTI AD ASSUMERE RESPONSABILITA’ CON CONCERTAZIONE PROGETTUALE
La nostra proposta è quella della “concertazione progettuale” e l’impegno è quello di assumerci a nostra volta, come forza sociale, le nostre responsabilità. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti nella relazione di apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio nel sottolineare che le “responsabilità che derivano non tanto e non solo dai numeri della nostra rappresentanza (che naturalmente non sono irrilevanti) ma anche e soprattutto dal fatto che abbiamo cercato e cerchiamo incessantemente la legittimazione delle nostre proposte nel rapporto con il cittadino-consumatore”. “Noi consideriamo che sia questo il nostro vero potere contrattuale nel rapporto con le Istituzioni. E che una corretta interpretazione della fonte di questo potere contrattuale ci mette nelle condizioni di sedere al tavolo della concertazione con una progettualità che è tanto forte da non temere mediazioni e contraccolpi corporativi. Abbiamo visto che c’è un grande fiorire di scoperte intorno alla centralità del cittadino-consumatore. Siamo contenti di non essere arrivati ultimi, visto che sul “Patto con il consumatore” come base fondamentale per la rigenerazione dell’agricoltura e dell’intero comparto agroalimentare abbiamo innestato ogni nostra iniziativa e mobilitazione. Ma siamo anche ansiosi di capire se, come forza sociale, avremo la possibilità di misuraci con la grande sfida innovativa che comporta l’accettazione di questo principio. Lo diciamo prima di tutto al Governo e alle regioni, naturalmente, e ad essi sollecitiamo l’avvio di una concertazione progettuale seria al tavolo agroalimentare. Che è cosa ben diversa da quella strana pratica che è la convocazione di massa delle forze sociali sui vari Dpef e finanziarie mentre sotto altri tavoli si imbandiscono accordi corporativi d’ogni genere: prima di tutto l’accordo che pretende di far ruotare l’intera politica economica sulla mediazione degli interessi tutti interni ad un logoro sistema delle relazioni industriali. Mediazione che guarda assai poco agli interessi generali e che toglie credibilità al concetto stesso di “concertazione” come metodo insostituibile di democrazia economica. Il fatto di aver conquistato – vorrei dire “a viva forza” – il Tavolo agroalimentare ci mette nella condizione di sperimentare tutt’altro genere di concertazione su un terreno che più propizio non si potrebbe immaginare, perché oggi il comparto agroalimentare ha in sé le risorse e la capacità imprenditoriale ed innovativa per dare uno straordinario impulso all’intero sistema economico italiano. E perché, grazie al potere di attrazione del Made in Italy, è sicuramente in condizioni di proporsi a livelli di competitività sul mercato internazionale che ben pochi altri settori dell’economia italiana si possono sognare di raggiungere. A questo tema cruciale è dedicata gran parte della giornata di domani e in modo particolare la parte conclusiva che vedrà la presentazione di progettualità di grande interesse qualitativo e di rilevante peso economico incentrate su nuovi modelli di sistemi di impresa che possono diventare la carte vincente di una filiera che non sempre ha le dimensioni e le alleanze finanziarie e commerciali per sostenere i prodotti di grande qualità che sa sfornare. E’ su questi nuovi tracciati che potremo utilmente innestare quel “patto di filiera” che noi consideriamo l’altra faccia della medaglia del “patto con il consumatore”.
MADE IN ITALY: AGROALIMENTARE; BEDONI (COLDIRETTI),TOLLERANZA ZERO VERSO FRANCHIGIE, CONDONI E SFORAMENTI
Dobbiamo ampliare gli orizzonti, dobbiamo esplorare le nuove, più ampie frontiere di una cooperazione tra imprese e tra sistemi d’impresa e l’elemento fondante di questa connessione e di questa integrazione è proprio la “rigenerazione” la rigenerazione dell’agricoltura. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti nella relazione di apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio nel sottolineare che si tratta della “sfida che l’agricoltura fa a se stessa e alle sue insostenibili pigrizie per mettere un gioco un prodotto a più alta qualità e a più alto valore aggiunto”. “ Noi questa sfida l’accettiamo e la rilanciamo, senza mezze misure e senza tolleranze verso le franchigie, i condoni e sforamenti corporativi che rinascono come funghi velenosi ad ogni stagione. A completamento dei lavori dedicati alla Pac, abbiamo voluto inserire quest’anno una sessione dedicata ai temi dello sviluppo locale, che assumono una crescente importanza all’interno della tematica della rigenerazione perché legano fortemente e strutturalmente l’agricoltura al territorio. Non al territorio “rurale” come si continua a recitare nei linguaggi ufficiali assecondando gli schemi di una vecchia cultura della separazione netta e verticale tra città e campagna. Nel momento in cui mettiamo al centro il cittadino-consumatore ci rendiamo conto che queste barriere non esistono più e che il legame con il territorio diventa tutt’uno con il legame con il consumatore. Di questo non sembrano tener adeguatamente conto i vari piani di sviluppo rurale che si vanno elaborando a livello regionale ed anche a livello nazionale. La tendenza di molte Regioni sembra essere quella di proporsi come dispensatrici di contributi a pioggia, mentre per noi e per il sistema agroalimentare è vitale che si imbocchi senza indugi la strada della massima qualificazione della spesa. Anche su questo terreno una svolta è più che mai necessaria e non potrà non partire da una riflessione critica sui temi dello sviluppo locale e sull’incidenza che su di essi dovrà e potrà l’impresa agricola multifunzionale. Sembra che non ci si renda conto dell’incidenza e della consistenza delle risorse che in tal modo si immettono nel sistema economico. Ben più di quanto non incida una finanziaria”.