Legge “made in Italy”. Pisani: “Bene. Finalmente un passo in avanti per tutelare consumatori, lavoratori e tradizione italiana”
Dal 1° ottobre 2010 entrerà in vigore la legge sul made in Italy sulla commercializzazione nel settore calzaturiero, tessile e della pelletteria. Secondo le nuove direttive, l’impresa produttrice ha l’obbligo di fornire informazioni sul processo di produzione sia in termini di conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in Europa in materia di lavoro e di ambiente, sia sulla sicurezza e l’igiene dei prodotti e sia sull’esclusione dell’impiego di minori nella produzione. Allora, sulla base della nuova legge, quando si deve utilizzare l’etichetta made in Italy sulle merci? In poche parole l’indicazione “made in Italy”, si deve applicare solamente per quei prodotti finiti, le cui fasi di realizzazione “hanno avuto luogo in prevalenza nel territorio nazionale e, in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione per ciascun settore sono state eseguite nello stesso territorio e se per le rimanenti fasi è verificabile la tranciabilità”.
“ Il made in Italy è un ottimo incentivo alla valorizzazione dei prodotti nostrani – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori.it – . La nuova etichetta italiana fornirà agli acquirenti enormi vantaggi. In primis, dà la possibilità ai consumatori di essere consapevoli e di conoscere quello che acquistano, avendo informazioni sul processo di produzione del bene. Ad esempio riguardo ai materiali usati, alla conformità delle regole europee oppure alla zona in cui la merce è stata fabbricata. In secondo luogo, con questa legge si inizia a tutelare realmente il consumatore da tutte le imitazioni e le contraffazioni che si trovano sul mercato. In giro, ci sono molte merci che imitano i prodotti delle nostre imprese, come quelle provenienti dalla Cina, un paese che, avendo a disposizione costi di manodopera molto bassi, propone delle blande copie delle nostre marche. Ma ovviamente prodotto e qualità sono scadenti e talvolta nocivi perché realizzati con sostanze tossiche per la salute. In terzo luogo, tutelando le nostre imprese e le nostre produzioni, difendiamo anche i nostri lavoratori e la nostra tradizione italiana, da troppo tempo vittime della crisi economica”.