LEGGE PINTO
Si allarga la voragine provocata dalla legge Pinto. Secondo i dati che
saranno forniti nel corso delle cerimonie inaugurali dell’anno giudiziario è
più che raddoppiato, in meno di due anni, l’arretrato in Corte d’appello dei
procedimenti di equa riparazione per il superamento della ragionevole durata
dei processi. Poco meno di 10 mila a fine 2005, al 30 giugno del 2007 le
richieste di indennizzo pendenti per le lungaggini della giustizia hanno
superato quota 22 mila. Una cattiva notizia non solo per i cittadini che
sperano di trovare soddisfazione, ma anche per le casse dello Stato. Tant’è
che ci si trova costretti a modificare, di anno in anno la voce di spesa
sulla legge 89/01. L’ultima Finanziaria ha stanziato 60 milioni di euro, 3°
da utilizzare subito, la metà dei quali per «esigenze pregresse», e i
milioni ciascuno per gli anni 2009 e 2010. Di questo passo, se cioè
l’andamento dovesse essere confermato anche per i periodi successivi, è
facile immaginare ulteriori ritocchi. Non va poi dimenticato che sul
contenzioso pende la spada di Damocle della corretta interpretazione della
norma che oggi consente l’indennizzo solo sulla durata eccedente quella
ritenuta ragionevole. I giudici di Strasburgo, infatti, una volta accertato
il superamento del termine, calcolano invece il risarcimento (mediamente
mille euro l’anno) sull’intera durata del procedimento.