L’Europa contro Google sulla privacy: e anche il garante italiano apre istruttoria
In prima posizione c’è la Francia. E poi Olanda, Spagna, Germania, Italia e anche alcune organizzazioni inglesi, impegnati su un fronte comune: far cambiare a Google le regole sulla privacy, a cui il gigante californiano aveva messo mano qualche mese fa. Secondo i garanti europei che coordinano la manovra, Google avrebbe fallito nel dichiarare apertamente quanti e quali dati acquisisce sui propri utenti, e per quanto li mantiene. Lo scorso anno Google ha unificato 60 procedure di policy in un unico documento globale. L’azienda detiene il 95% del mercato dei motori di ricerca in Europa, e secondo alcuni esperti di privacy, la capacità di acquisire e combinare e analizzare i dati degli utenti rappresenta una disponibilità chiave nel portafoglio di Mountain View.
Proprio sulla base della posizione comune europea, il garante per la privacy italiano ha aperto una sua istruttoria nei confronti di Google inc, per verificare il rispetto della disciplina sulla protezione dei dati personali e, in particolare, la conformità dei trattamenti effettuati dalla società di Mountain View ai principi di pertinenza, necessità e non eccedenza dei dati trattati nonchè agli obblighi riguardanti l’informativa agli utenti e l’acquisizione del loro consenso.
Tra il marzo e l’ottobre 2012 il Gruppo che riunisce le Autorità della privacy dei 27 Paesi dell’Ue aveva analizzato la ‘privacy policy’ di Google per stabilire se fosse in linea con i requisiti fissati nella direttiva europea(95/46/CE) sulla protezione dei dati. Le nuove regole adottate da Google consentono, tra l’altro, alla società californiana di incrociare in via generalizzata i dati degli utenti che utilizzano i servizi offerti (da Gmail a YouTube a Google Maps solo per citarne alcuni). “Alla luce dei risultati di questa analisi – spiega l’Autorità – i Garanti europei hanno chiesto a Google di adottare, entro 4 mesi, una serie di modifiche ritenute necessarie per assicurare la conformità dei trattamenti alle disposizioni vigenti. Decorso tale periodo, alcuni rappresentanti di Google Inc. hanno chiesto un incontro con la task force che si è tenuto il 19 marzo scorso, a seguito del quale tuttavia la società, nonostante avesse manifestato la propria disponibilità, non ha ancora adottato alcuna concreta iniziativa nel senso auspicato”. Ciascuna delle sei Autorità condurrà, pertanto, ulteriori accertamenti con il formale avvio di “procedimenti distinti anche se simultanei ed in stretto coordinamento tra loro”.
“Google non può raccogliere e trattare i dati personali dei cittadini europei senza tenere conto del fatto che nell’Unione europea vigono norme precise a tutela dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Ue”, spiega il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali Antonello Soro. “L’azione congiunta dei Garanti europei mira a riaffermare questo principio e a far sì che questi diritti vengano garantiti. Il Garante italiano – continua – è da tempo impegnato sul fronte internazionale proprio per operare affinchè la privacy dei cittadini europei venga rispettata, non solo dalle imprese dell’Ue, ma anche da parte dei big della Rete e da tutte le società che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche, ovunque esse siano stabilite. Vogliamo impedire che esistano zone franche in materia di diritti fondamentali”.
La risposta di Google è nelle righe di un suo portavoce: “La nostra normativa sulla privacy rispetta la legge europea e ci permette di creare servizi più semplici e più efficaci. Siamo stati costantemente in contatto con le diverse Autorità garanti della privacy coinvolte nel corso di questa vicenda e continueremo a esserlo in futuro”.
Palese violazione della privacy Credo che la violazione della privacy da parte di Google sia palese, si nota in particolare sulla pubblicità mirata che viene proposta in base ai siti visitati.