Licenziato perché marocchino Il giudice: reintegrate quel professore
LICENZIATO due anni fa dalla scuola media Volta-Gramsci di
Cornigliano perché straniero, un giovane insegnante di origine
marocchina si è rivolto al Tribunale del Lavoro di Genova. Ieri
mattina i giudici gli hanno dato ragione: la scuola – e di
conseguenza il ministero della Pubblica Istruzione – lo hanno
«discriminato», il professore nordafricano ha diritto ad insegnare,
e a tornare in graduatoria. Il ministero gli deve un risarcimento
materiale – per il periodo in cui è stato messo alla porta – ed uno
morale. Per un curioso gioco di omonimie, il giudice che ha
pronunciato l´ordinanza si chiama Bossi. Margherita Bossi.
E il giovane marocchino, Simohamed Kaabour, 28 anni, nel frattempo
è diventato cittadino italiano. Avrebbe comunque acquisito il
diritto ad insegnare. «Ma ho continuato a chiedere giustizia per
una questione di principio. E perché altri stranieri come me
abbiano la possibilità di insegnare nelle scuole italiane,
contribuendo alla crescita culturale di tutti».
Simohamed Kaabour lavora attualmente come mediatore culturale. E´
un italiano di seconda generazione, cresciuto nel nostro paese –
dove ha raggiunto i genitori quando aveva solo dieci anni – e
laureatosi all´Università di Genova in lingua araba e francese. Ma
come i seicentomila figli di immigrati, dopo tanti anni e il
raggiungimento della maggiore età non gli sono stati riconosciuti i
diritti dei coetanei italiani. Una storia esemplare. Straniero nel
suo paese, dopo la laurea il giovane professor Kaabour cerca
lavoro. «Ho compilato il modulo per la graduatoria, convinto che
non fosse essenziale il requisito della cittadinanza italiana.
Quando mi hanno chiamato non ho pensato di aver aggirato l´ostacolo
mentendo, ma di essere stato scelto per quello che sono: un
insegnante qualificato». La scuola Volta-Gramsci di Cornigliano gli
fa sottoscrivere un contratto a tempo determinato. Supplente di
lingua francese. Ma dopo un mese, dall´istituto parte un
contrordine: hanno ‘scoperto´ che Simohamed Kaabour non è italiano.
Scatta il licenziamento, e la cancellazione dalla graduatoria per
insegnanti. Con una spiegazione ufficiale: «Il signor Kaabour aveva
presentato la domanda per la graduatoria in un altro istituto, non
ci eravamo accorti che era privo di cittadinanza. Purtroppo noi non
possiamo fare niente: il regolamento parla chiaro e la scuola
automaticamente ha dovuto emettere un decreto di decadenza».
L´insegnante si rivolge alla Cgil Immigrati, del suo caso si occupa
l´avvocato Alessandra Ballerini: che presenta ricorso al tribunale
genovese, citando il Testo Unico sull´immigrazione dove si
censurano le discriminazioni per motivi razziali, e contestando il
decreto ministeriale del 2007 che tra i requisiti per gli
insegnanti prevede quello della cittadinanza italiana.
«Un extracomunitario che vive in Italia regolarmente da molti anni
ed ha già inoltrato la richiesta di cittadinanza, è sicuramente più
‘legato´ al nostro paese di qualsiasi cittadino comunitario che
magari dimora in Italia da pochi mesi», sostiene il legale. Il
giudice Bossi le ha dato ragione.
«Ero fiducioso, ho sempre creduto nella giustizia italiana»,
sorride Simohamed Kaabour. «Sono contento di passare alla storia di
questo Paese, che è anche il mio Paese. In un periodo che non è
certo dei migliori». Il professore spera che l´ordinanza del
tribunale sia di stimolo per tutti. «Anche per quelli che
vorrebbero non più del trenta per cento di studenti stranieri nelle
classi. Io ho avuto la fortuna di essere ‘contaminato´ da due
culture straordinarie – marocchina ed italiana -, e credo mi abbia
permesso di essere una persona migliore. Conoscersi, comunicare:
non c´è lezione migliore per qualsiasi studente, e di qualsiasi
età».