L’Italia non è un Paese di giovani. Retribuzioni, penalizzate le donne
L’Italia invecchia sempre di più. Lo rivela il secondo Rapporto sulla coesione sociale presentato da Inps, Istat e ministero del Lavoro, secondo il quale al primo gennaio 2011 si registrano 144,5 anziani ogni 100 giovani. E diventeranno 256 ogni 100 giovani nel 2050. A determinare questo trend, è l’aumento della sopravvivenza combinato con i bassi livelli di fecondità. Quanto a occupazione e disoccupazione, dallo studio Istat emerge che nel primo semestre 2011 sono stati attivati oltre 5,325 milioni di rapporti di lavoro dipendente o parasubordinato: il 67,7% delle assunzioni è stato formalizzato con contratti a tempo determinato, il 19% con contratti a tempo indeterminato e l’8,6% con contratti di collaborazione. Sempre il Rapporto ricorda che il tasso di disoccupazione giovanile si attesta invece al 27,4%, raggiungendo il 44% se riferito alle donne del Mezzogiorno e il tasso d’inattività sale al 37,9%. I contratti precari dominano nel mercato del lavoro, perché quasi 8 nuovi contratti su 10 (ovvero l’76,3%) sono fatti con accordi a termine o collaborazioni.
DONNE E LAVORO – Nel mercato del lavoro italiano, comunque, il divario di genere è piuttosto accentuato. A cominciare dalle retribuzioni. Nel 2010, in media gli uomini hanno percepito una retribuzione più elevata (1.407 euro) rispetto alle italiane (1.131 euro), circa il 20% in più. Non solo. Il 71,3% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne: se avevamo dei dubbi, l’Istat conferma infatti che il gap che divide uomini e donne in Italia e che rende così difficile da noi, per una donna, conciliare il tempo del lavoro con quella della cura familiare. In media, giornalmente, guardando all’insieme del lavoro e delle attività di cura, la donna lavora un’ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati. Per le coppie con figli il divario di tempo sale a un’ora e 15 minuti. La maternità poi è legata quasi sempre a un contratto a tempo indeterminato per le lavoratrici dipendenti. Secondo il Rapporto, nel 2010 sono state circa 380mila le lavoratrici dipendenti che hanno beneficiato dell’astensione obbligatoria per maternità. Fra le neo-mamme, il 91% ha un contratto a tempo indeterminato (e vive al Nord nel 58% dei casi), il 9% a tempo determinato (di cui il 52% concentrato nel Sud e isole). Ammontano a 286mila, invece, i lavoratori dipendenti che hanno usufruito di congedi parentali (astensione facoltativa) nel 2010.
NOZZE E FIGLI – Infine i figli: nel 2010 un bambino su quattro (25,4%) è nato al di fuori del matrimonio, il doppio rispetto a dieci anni prima. Il numero medio di figli per donna si attesta a 1,41, con valori pari a 2,23 per le straniere e a 1,31 per le italiane. I bassi livelli di fecondità, insieme al notevole aumento della sopravvivenza, «rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo». Il matrimonio in Italia arriva ormai dopo i 30 anni e le nozze diminuiscono ancora, celebrate sempre più spesso in municipio. Ci si sposa di meno e sempre più tardi – sottolinea lo studio – perché l’età media al primo matrimonio è di 33,1 anni per gli uomini e di 30,1 anni per le donne (anno 2009), con uno spostamento in avanti di circa 6 anni rispetto al 1980.