Mancano dieci giorni allo sciopero dei benzinai, dieci giorni nei quali l’Autorità garante e il governo tenteranno di scongiurare un’agitazione che potrebbe creare più problemi del solito alle famiglie e alle imprese nei giorni pre-natalizi.
Lo sciopero è stato proclamato lo scorso 21 novembre dagli stati generali di Fegica-Cisl, Faib-Confesercenti e Figisc-Confcommercio, che hanno deciso di incrociare le braccia sulla rete ordinaria dalle 19 dell’11 dicembre alle 7 del 14, in sostanza due giorni pieni (il 12 e il 13). Nelle aree di servizio autostradali, invece, impianti chiusi dalle 22 dell’11 alle 22 del 13 dicembre.
I motivi. I gestori lamentano da tempo la «drammatica crisi strutturale che attraversa la distribuzione carburanti e colpisce duramente le migliaia di piccole imprese di gestione»: crisi a cui la politica e le istituzioni non avrebbero risposto in modo adeguato, ma che vede sul banco degli imputati in primo luogo le compagnie petrolifere. A giudizio dei benzinai, infatti, i petrolieri hanno disatteso gli impegni sottoscritti il 27 luglio, che avrebbero dovuto portare a trattative sui temi più controversi, dai rinnovi contrattuali all’utilizzo delle carte di credito, fino agli oneri a carico dei distributori. Tutte questioni che si trascinano da tempo e che molto difficilmente potranno essere risolte nell’incontro in programma al ministero dello Sviluppo economico per martedì prossimo, 4 dicembre.
Il tavolo. Il sottosegretario Claudio De Vincenti tenterà di fare cambiare idea ai benzinai, che però non sembrano intenzionati a cedere, se non a fronte di «un primo, immediato, tangibile intervento economico a favore delle imprese di gestione» da parte delle compagnie petrolifere. Secondo le tre sigle, infatti, i petrolieri «continuano a dimostrare il loro aperto rifiuto a dare seguito agli obblighi tracciati dalla legge in ordine alla contrattazione collettiva». I gestori, insomma, si rivolgono al governo perché strappi alle compagnie molto di più di una promessa, vale a dire un assegno come anticipo sui contratti futuri, per mettere un tappo all’indebitamento che sta lievitando in modo allarmante, oltre 300 milioni di euro. Prima del tentativo in extremis di dopodomani, comunque, sarà anche l’Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici a tentare di raffreddare la vertenza. Sono state le stesse sigle a chiedere un incontro urgente, per verificare i margini di composizione della controversia e, quindi, scongiurare gli effetti dell’astensione di Santa Lucia.