‘Lo spinello non fa male’: Preside rischia il carcere
Mentre i carabinieri facevano
lezione di legalità agli studenti di una scuola superiore a Barletta, spiegando
loro gli effetti nocivi delle sostanze stupefacenti sulla salute, il preside
del liceo scientifico Cafiero di Barletta, Ruggiero Dicuonzo, oggi 64enne intervenne
affermando che non è provato scientificamente che le droghe leggere provochino
danni. Per questa affermazione, il prossimo 24 giugno il Preside sarà giudicato
dal tribunale di Trani per istigazione all’uso di stupefacenti. Il rinvio a
giudizio è stato disposto dal gup del tribunale di Trani, Grazia Caserta, su
richiesta del pm Giuseppe Maralfa, che ha coordinato le indagini sul caso
venuto fuori durante un’assemblea d’istituto del liceo nel gennaio del 2007.
«Non è opinione unanime che la marijuana crei assuefazione», né tanto meno che
i suoi effetti siano soltanto nocivi e per questo «la legge non dovrebbe
perseguire chi la assume facendone uso personale». Fu questa l’opinione
espressa dal dirigente in un’assemblea della sua scuola. Il suo pensiero sulle
droghe leggere Dicuonzo lo aveva espresso nel gennaio del 2007 mentre l’allora
capitano della compagnia dei carabinieri di Barletta, Michele Zampelli, parlava
di droghe e dei loro effetti agli studenti. Il professor Dicuonzo affermò anche
di aver provato di persona gli effetti dell’allucinogeno e si dichiarò
contrario al fatto di vietare la coltivazione della cannabis per uso personale.
Di lì alla denuncia da parte dell’ufficiale dei carabinieri il passo fu breve.
Ma il professore davanti agli agenti di polizia, che vennero incaricati delle
indagini per ovvie questioni di opportunità, essendo il denunciante un
carabiniere, negò di aver mai asserito di aver lui stesso usato sostanze
stupefacenti leggere. Spiegò di aver semplicemente fatto presente, in occasione
di quell’incontro a scuola, che esistevano altre correnti di pensiero in
materia di stupefacenti. Ma quanto sostenuto dall’ex capitano dei carabinieri
di Barletta venne confermato anche da alcuni studenti ascoltati dai poliziotti.
La notizia del rinvio a giudizio, Dicuonzo, che è tutt’ora preside del Cafiero,
l’ha appresa ieri dai suoi difensori, Rinaldo Alvisi e Arcangelo Cafiero. Per
loro si tratterebbe solo di un reato d’opinione. Il preside – fanno notare –
«ha consentito spesso alle forze dell’ordine di compiere controlli antidroga a
sorpresa e sostengono che «si sta criminalizzando l’espressione di un pensiero
condiviso da più parti. Ora il caso del professore, che rischia da uno a sei
anni di carcere, più la pena pecuniaria ed esercita ancora l’incarico di
dirigente, sarà segnalato, come da prassi, dall’autorità giudiziaria al
ministero dell’Istruzione affinché assuma provvedimenti disciplinari.