Lo Stato, come il Fisco ed Equitalia, non spaventi i contribuenti,altrimenti paga i danni
Apc-Fisco/ Cassazione: ricorso vale anche contro avvisi ‘inutili’
Lo Stato non spaventi i contribuenti,altrimenti paga i danni
Roma, 2 mar. (Apcom) – Il contribuente ha sempre il diritto di
contestare gli avvisi di accertamento del Fisco. Anche se si
tratta di atti sostanzialmente “inutili”, cioè documenti che
secondo gli stessi uffici delle tasse non possono avere
conseguenze concrete.
finanziaria dello Stato a non “spaventare” i contribuenti con
notifiche e ingiunzioni che non riguardano direttamente la
persona alla quale sono dirette. In pratica se l’Agenzia delle
Entrate invia, ad esempio, un accertamento fiscale all’ex
amministratore di una società semplicemente “per conoscenza”, non
può pretendere che questi faccia finta di niente perché in realtà
se ne dovrebbe occupare la società.
“L’ufficio finanziario – precisa
non può notificare a proprio piacimento atti impositivi assumendo
poi che siano privi di effetti giuridici e pretendere che il
contribuente se ne stia tranquillo perché tanto non accade
nulla”. Il caso di cui si sono occupati i giudici della sezione
tributaria della Suprema Corte, riguarda Francesco B.
amministratore, fino al 1990, di una società in provincia di
Venezia al quale negli anni scorsi il Fisco aveva inviato un
avviso di accertamento relativo al bilancio
l’Agenzia delle Entrate aveva notificato all’ex amministratore
una copia dello stesso avviso in precedenza consegnato alla
società e al suo attuale legale rappresentante. Nonostante non lo
riguardasse direttamente, Francesco B. presenta ricorso contro la
comunicazione e il Fisco chiede ai giudici tributari di
dichiararlo inammissibile “perché l’ex amministratore non è
legittimato ad opporsi”.
In pratica, pur avendo ricevuto l’atto, secondo l’amministrazione
finanziaria, non avrebbe dovuto preoccuparsene “perché ormai
estraneo alla società”. In primo grado il ricorso viene accolto
ma in appello
all’Agenzia delle Entrate. L’ex amministratore non ci sta,
presenta ricorso in Cassazione e la censura della Corte è severa:
“Non è affatto vero – scrivono i giudici – che l’avviso di
accertamento era un atto indifferente per il contribuente. Ogni
atto giuridico – precisa
viene definito inutile dallo stesso ufficio che lo emette, c’è da
chiedersi, a parte i dubbi legittimi sulla sanità mentale o
idoneità professionale delle persone responsabili di tali
comportamenti) perché sia stato notificato”. E a questo proposito
produrre al destinatario” che “ad esempio ha la necessità di
rivolgersi ad un professionista per verificare se e quali effetti
possa produrre un atto definito ‘innocuo’ dalla controparte”.
Insomma, quando il Fisco bussa alla porta anche se invita a stare
tranquilli c’è poco da fidarsi.