Lo stato fermi equitalia se non vuole una vera crisi economica e sociale
Nel comune di Napoli: i figli dei genitori che non pagano cartelle equitalia non avranno la refezione . Pisani un altro scandalo, nonostante le cartelle pazze ed i mille errori dei concessionari si continua a intimorire la gente
Nonostante la grave crisi economica il rischio fallimento per banche e migliaia di imprese, lo stato ed anche i comuni continuano ad armare il loro braccio armato equitalia polis per spremere i contribuenti e costringerli a pagare spesso senza poter esercitare alcun diritto di difesa. Ora anche i bambini cadono nella rete di equitalia . Chi non sottoscrive una confessione su moduli prestampati dichiarando di aver pagato le cartelle equitalia – gestline e di essere in regola con tasse e tributi comunali, oppure di aver debiti per alcune cartelle, non potrà usufruire della mensa scolastica per i propri figli. Questo l’allarme lanciato dall’Avv. Angelo Pisani presidente di noiconsumatori.it che ha ricevuto migliaia di reclami da apre di genitori avviliti e perseguitati dall’incubo delle cartelle pazze e dalle note persecuzioni dei concessionari, infatti molti pur avendo ragione e resistendo in tribunale per far affermare la verità risultano momentaneamente debitori e rischiano di vedere i figli senza refezione, salvo pagare al buio anche somme non dovute .
Per Pisani questo è l’ ultimo scandalo che caratterizza l’attività di Palazzo San Giacomo, che con i conti cronicamente in rosso soprattutto per l’allegra gestione e sprechi della classe politica, cerca di correre ai ripari e di batter cassa minacciando di non assicurare il cibo ai bambini, senza valutare che almeno sulla refezione dei bambini le scelte e la gestione dovrebbero essere più trasparenti ed umane, oltre che rispettose di minimi principi di legalità e privacy .
Si comincia dalle scuole d’ infanzia. Il Comune vuole scovare gli evasori e usa la linea dura: chi non paga le tasse ed ha delle cartelle gestline da pagare non ha diritto a servizi.
Il principio è elementare il servizio di mensa, nelle scuole d’ infanzia comunali, viene tolto a quelle famiglie che non sono in regola con i pagamenti della Tarsu, dell’ Ici e della Tosap, come di ogni altra cartella esattoriale seppure impugnata o non dovuta come accade nel 50% dei casi . Il controllo è a tappeto. C’ è una circolare del 23 settembre (numero di protocollo 3589) della decima direzione, Politiche sociali ed educative, inviata ai dirigenti scolastici e da questa imposta a tutti i genitori dei bambini che avrebbero diritto alla refezione scolastica.
Tutti i genitori che vogliono iscrivere i loro figli al tempo prolungato e al sevizio mensa dovranno consegnare un modulo prestampato di autocertificazione, compilato con tutti i versamenti (numero di bollettino e importo) per il pagamento dei tributi comunali, da quello sull’ immondizia alla tassa di occupazione di suolo pubblico. Ogni genitore avrà trenta giorni per presentare l’ autocertificazione o per mettersi in regola con i pagamenti, altrimenti il proprio figlio non potrà usufruire del servizio mensa. La circolare, a firma della dirigente, è chiara quanto scandalosa e lesiva finanche dei diritti della privacy.
«Sicuramente è doveroso che tutti paghino tasse e tributi, ma in maniera trasparente e senza interess e spese inaccettabili . Su questo non si transige – dichiara l’Avv: Pisani – m non è certo sula pelle dei bambini e la scuola che deve svolgere il ruolo di controllore fiscale. Ed è inaccettabile che si neghi la refezione, e di conseguenza si metta in discussione il tempo pieno, a dei bambini, magari provenienti dal disagio sociale delle nostre periferie. La scuola deve costruire una società diversa, includendo, non escludendo». La richiesta della mensa «è un servizio a domanda individuale e non si può negare» e stigmatizza la circolare a firma dell’ Ufficio diritto allo studio: «Siamo preoccupati che il prossimo passo riguardi un altro servizio a domanda individuale: gli asili nido. In ogni caso i costi sociali sarebbero molto più elevati di qualsiasi beneficio economico».
La scandalosa iniziativa del Comune era stata annunciata nell’ aprile di un anno fa. L’ assessore al Bilancio, Enrico Cardillo, presentò la manovra con lo slogan: «Io pago i tributi e tu?», spiegando che per ottenere un certificato o servizi da strutture comunali come, appunto, la mensa nelle scuole d’ infanzia, bisognava dimostrare di essere in regola con i pagamenti di Ici, Tarsu e Tosap. Cardillo, annunciando il piano e l’ intesa con la Guardia di Finanza, chiarì: «Nessuno sarà costretto a portare ricevute per avere semplici certificati anagrafici», ossia unoperazione «da stato di polizia». Ma ora dopo un anno e mezzo di silenzio e a polemiche placate, si è entrati nella fase operativa: è partito lo screening per rintracciare gli evasori ed è cominciato proprio dalle scuole d’ infanzia mettendo in difficolat e calpestando anche i diritti dei bambini i cui genitori spesso posson essere vittime del fisco e non debitori . Presto Noiconsumatori annuncia una manifestazione di protesta per veder assicurato ai bambini il loro diritto gratuito allo studio .