L’OCCHIO DEL FISCO SU FACEBOOK
La Circolare 16/E dell’Agenzia delle Entrate parla chiaro: Alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte. Il testo della circolare è stato spedito nelle ultime settimane dal direttore delle Entrate, Rossella Orlandi, a tutti i dipendenti. Il che significa che il Fisco italiano si arroga il potere di spiarci anche sui social network, a cominciare dal popolarissimo Facebook.
«Questo non è ammissibile!», tuona l’avvocato Angelo Pisani, presidente di noiconsumatori.it – Movimento AntiEquitalia. «Ci rendiamo conto che molte operazioni giudiziarie antimafia, come la cattura di pericolosi latitanti, sono state agevolate proprio dall’uso dei social, ma con il Fisco la questione è diversa, in questo caso si tratta di una vera attività intrusiva contraria alla privacy, per giunta esercitata da parte di un soggetto che, come il Fisco italiano, possiedegià pesanti strumenti di controllo su qualsiasi aspetto della vita del cittadino e delle imprese».
Pisani ricorda infatti quanto sul punto già stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione: «i dati ottenuti dai software di spionaggio, che permettono alla polizia giudiziaria di controllare in remoto qualsiasi attività e dato presente sui pc, tablet e smartphone “contaminati” dal malware e in uso agli indagati, sono utilizzabili pienamente come prova, anche se il decreto di autorizzazione all’intercettazione non indica con precisione il luogo da sottoporre a controllo, ma solo per i processi di mafia e di terrorismo». Un verdetto che indica con chiarezza assoluta l’ambito di applicazione, riservandolo alle attività di polizia giudiziaria a carico della criminalità organizzata.
Invece, il fisco ci prova ancora. E sono proprio recenti indagini a indicare che le attività di controllo su Facebook , Twitter e Instagram da parte del Fisco hanno subito nelle ultime settimane un’autentica impennata, specialmente a carico di attività commerciali come bar, ristoranti, pizzerie, pub etc.
«La nuova invasione del Fisco sui social – stigmatizza Pisani – rende ancor più pervasiva ed asfissiante una attività di penetrazione nella privacy che è nel nostro Paese già elevatissima. Se non si varano al più presto norme ad hoc, adeguate all’uso delle nuove tecnologie, i cittadini si dovranno privare anche degli unici strumenti di socializzazione e di compagnia, sempre più necessari in un mondo che risucchia le persone nell’isolamento e nella disperazione causati dalla mancanza di lavoro e dalle scelte sbagliate dei governi».