Lodo Alfano retroattivo, è scontro. Bersani: vergognoso, faremo le barricate
Scoppia un nuovo scontro sul lodo Alfano. Oggi la commissione Affari costituzionali ha approvato con 15 voti a favore e 7 contrari l’emendamento del relatore Carlo Vizzini al provvedimento che garantisce l’immunità alla alte cariche dello Stato in base al quale «i processi nei confronti del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, anche relativi a fatti antecedenti l’assunzione della carica, possono essere sospesi con deliberazione parlamentare». Hanno votato a favore 13 senatori del Pdl e Lega più il senatore finiano Maurizio Saia e il senatore dell’Mpa. Furente la reazione dell’opposizione, che ha annunciato le barricate contro la norma.
Il Quirinale intanto ha ribadito – come già affermato il 7 luglio scorso – che la presidenza della Repubblica resta sempre rigorosamente estranea alla discussione, nell’una e nell’altra Camera, di qualunque proposta di legge e di sue singole norme, specialmente ove si tratti di proposte di natura costituzionale o di iniziativa parlamentare.
«Non si può giudicare compiutamente una bozza di linee guida, ma unicamente, quando sarà presentato, l’articolato del ddl costituzionale. Ciò per
la ovvia ragione che se è certamente necessaria la riforma della giustizia, è altrettanto evidente che la articolazione della medesima può contenere norme controverse se non inaccettabili», ha dichiarato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al termine dell’incontro con il Guardasigilli Angelino Alfano sulla Giustizia.
«Trattandosi di una riforma che inciderà fortemente sulla Costituzione e non di un mero manifesto politico di intenti – ha rimarcato Fini – è doveroso sospendere il giudizio in attesa di conoscere il testo che il Consiglio dei ministri approverà e di verificare, con spirito costruttivo, le eventuali modifiche apportate dal Parlamento». Quella della Giustizia è una riforma «certamente necessaria», ha sottolineato Fini, ma è «altrettanto evidente che l’articolazione della medesima può contenere norme controverse se non inaccettabili». In questo senso il presidente della Camera ha poi portato come esempio «la auspicata separazione delle carriere» che – sottolinea – «andrà disciplinata in modo tale da non comportare alcuna ingerenza del potere esecutivo su quello giudiziario»
«Un mostro giuridico». Il Pd ritiene “mostruoso” che la sospensione dei processi non blocchi le indagini. «Paradossalmente, essendo sospeso il processo e non le indagini con la relativa possibile custodia cautelare, potremo correre il rischio – fa notare il Pd – di avere un capo dello Stato o un capo di governo eletto mentre è agli arresti domiciliari».
«Viaggiamo ai limiti dell’assurdo. Credo che sia indecoroso e vergognoso pensare di procedere alla soluzione per via parlamentare e costituzionale», ha comentato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani attacca la norma, passata in commissione al Senato sulla retroattività del lodo Alfano. «Faremo barricate con tutte le forze che abbiamo», ha affermato Bersani.
«Fli ha sempre detto che avrebbe votato il lodo Alfano, ma trovo che la cosa abbia un grosso deficit di coerenza», ha aggiunto il segretario del Pd, riferendosi al sostegno dei finiani al via libera alla retroattività del lodo Alfano. «Una norma del genere fatta nel bel mezzo di una vicenda processuale che riguarda una persona, è una legge ad personam. Evidentemente Fli non ha fatto questa valutazione e a me – ha sottolineato il segretario – sembra un elemento di incoerenza».
«Oggi è stata smascherata anche il finto ritorno alla legalità di Fli che al primo passaggio vero si è autosmascherato andando ad appoggiare una norma che garantisce l’impunità al premier», ha commentato il leader Idv Antonio Di Pietro. «Siamo alla caduta della democrazia e dello stato di diritto. Facciamo un ultimo appello a Fini perché in Aula dica ai suoi parlamentari di non cedere al ricatto». In ogni caso, garantisce il leader Idv, «saranno i cittadini ad assumersi la responsabilità di decidere se intendono vivere in un paese democratico o in un regime perché l’Idv ha raccolto milioni di firme per il referendum confermativo».
«Fini ufficializza che le sue dichiarazioni su legalità e giustizia erano solo un bluff, un’operazione propagandistica, un’arma da usare nella guerra personale a Berlusconi. Il governo, invece, offre l’ennesima prova della sua natura, del suo dna politico: dispotico e golpista», ha detto Luigi de Magistris, eurodeputato IdV e responsabile giustizia del partito.
«Così si prepara la strada dell’immunità per Berlusconi se andrà al Quirinale», ha detto il senatore dell’ Idv, Pancho Pardi.
«Non condivido affatto le polemiche sulla retroattività del lodo Alfano. Ed infatti, la finalità del cosiddetto lodo Alfano costituzionale è quella di salvaguardare la serenità nello svolgimento delle funzioni da parte delle alte cariche dello Stato che, ovviamente, potrebbe essere compromessa nel caso in cui non venissero sospesi processi per fatti antecedenti all’assunzione della carica». È quanto afferma la presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno.
«È un errore la retroattività ma non metteremo veti sul Lodo Alfano perché è necessario contribuire alla serenità istituzionale. Per questo motivo l’Udc al Senato si asterrà», ha detto il leader dell’Unione di centro, Pier Ferdinando Casini.
«Il Lodo Alfano è uno scudo per la democrazia», ha detto il coordinatore del Pdl e ministro dei Beni culturali Sandro Bondi a Ballarò. «Stiamo approvando – ha aggiunto – una riforma costituzionale a presidio del sistema democratico per consentire a chi è stato eletto dal popolo per governare di poterlo fare. I processi del premier vengono sospesi come avviene in altre democrazie europee senza che venga applicata la prescrizione. A fine dell’incarico i processi possono riprendere».
«Qualcuno dovrebbe pur leggere le leggi prima di commentarle. Le assoluzioni le danno soltanto i giudici nei diversi gradi di giudizio», ha replicato Vizzini. «Il provvedimento non prevede né‚ l’immunità né‚ l’impunità. Non è un’assoluzione, come si vuole far credere. Esso prevede la sospensione del processo non del procedimento giudiziario. Con la sospensione del processo c’è anche la sospensione dei termini di prescrizione». «Non voglio alzare il livello della polemica – incalza Vizzini – ma non comprendo tanto stupore per un Paese che ha convissuto per quarant’anni con l’immunità parlamentare riservata a 1000 persone e senza che verso un parlamentare potesse essere sollevato neanche un dito. Vorrei che fosse chiaro un punto: il
provvedimento costituzionale non prevede nessuna retroattività diversa da quelle già contenute nella legge vigente. Entro dieci giorni dalla richiesta dei magistrati, le figure istituzionali devono decidere se inoltrare al Parlamento la richiesta di sospensione. Il Parlamento deve quindi deliberare entro il termine di 90 giorni, in un senso o nell’altro».