L’ultima idea della Lega: matrimoni anche in dialetto
la inscì present sciura Cesira?». Ed ecco anche il rito del sì in
vernacolo. Dopo il dialetto nelle scuole, i tg delle tv locali in
lumbard e la difesa delle lingue regionali, ora la Lega si batte in
Parlamento per i matrimoni in dialetto. Una semplice modifica al codice
civile e il gioco è fatto. A pensarci è stato il deputato bergamasco
del Carroccio Pierguido Vanalli, che ha presentato una proposta di
legge per l’introduzione dell’articolo 107-bis del codice civile «per
la celebrazione di matrimoni in lingua locale». Un precedente, per la
verità, c’è: il 3 settembre scorso a Palazzo Cernazzi, sede del
Municipio di Como, l’assessore leghista Diego Peverelli ha unito in
matrimonio una coppia di bergamaschi celebrando il rito civile
dell’unione prima in dialetto e poi in italiano: «E adess v’el disi bèl
ciaàr: da quest mumènt chì sii marì e mijèe», che, tradotto per il
resto della penisola, suona così: «Da questo momento vi dichiaro marito
e moglie». Ora, però, la Lega vuol dare validità legislativa a quella
che sarebbe una libera scelta degli sposi.