Ma perché il prezzo della benzina non scende?
E adesso anche la soglia di 1 euro e 80 centesimi è stata superata.
Di più. Martedì un litro di verde ha raggiunto quota 1,84. Per ora nei
distributori del Centro Italia, ma c’è da aspettarsi a breve un
«livellamento» su scala nazionale. Facendoci guadagnare il primato
europeo. Non certo per la gioia degli automobilisti, ma per il piacere
delle casse del Fisco. Che se l’anno scorso ha incassato 32 miliardi e
mezzo, pur senza raffinare una sola goccia di petrolio ma semplicemente
attraverso il più comodo prelievo fiscale, quest’anno si prepara a fare
festa con maggiori e più consistenti introiti.
Certo non c’è solo il Fisco. Al di là delle fluttuazioni delle
quotazioni del greggio e dell’andamento del cambio tra euro e dollaro,
sul caro carburanti assume un certo peso anche l’inefficienza di una
rete distributiva. Tema sul quale si è cimentato pure il governo con
l’emanazione di specifici decreti nell’ambito delle liberalizzazioni.
Al netto di tutto questo, è comunque bene mettersi sin d’ora
l’anima in pace: con il nuovo aumento dell’Iva del 2% che scatterà dal
1° ottobre, su ogni rifornimento la «tassa sulle tasse» salirà al 23%.
Anche nell’ipotesi di un rallentamento dei consumi di benzina e
gasolio, determinato da una riduzione degli spostamenti causa crisi e da
un minore utilizzo delle automobili, le casse dell’erario, c’è da
starne certi, non ne risentiranno. I consuntivi 2011 insegnano: a fronte
di un calo dell’1,3% nelle vendite di carburanti nel corso del 2011, il
carico fiscale è cresciuto del 9% e la spesa complessiva risulta
aumentata quasi del 16% (15,8% per la precisione). In particolare,
secondo una elaborazione del Centro studi promotor (Csp) sulla base
della banca dati sui consumi e sui prezzi dei carburanti per
autotrazione del ministero dello Sviluppo economico, emerge che in
valori assoluti la spesa 2011 per carburanti è stata di 64,3 miliardi
con un incremento di 8,8 miliardi, mentre le imposte sono salite a 32,5
miliardi, con una crescita di 2,7 miliardi.
«Un vero e proprio salasso – spiega Gian Primo Quagliano,
presidente del Csp – dove i rincari del prezzo alla pompa, più che dagli
incrementi del prezzo industriale, sono stati alimentati, soprattutto,
dal carico fiscale, che va all’erario».
Tra l’inizio e la fine del
2011 il prezzo industriale della benzina è aumentato del 7,3%, mentre la
componente fiscale ha avuto un incremento del 23,8% e il prezzo alla
pompa è salito del 16,7%. Ancora più forte il rincaro per il gasolio e
in particolare per la componente fiscale: sempre tra l’inizio e la fine
del 2011 il prezzo industriale del gasolio è aumentato del 15,4%, la
componente fiscale è cresciuta addirittura del 37,1% e il prezzo al
consumo è salito del 26%.
E la tendenza all’aumento delle componenti del prezzo alla pompa
non si è certo arrestata con l’arrivo del nuovo anno. Secondo i dati
rilevati lunedì 30 gennaio dal ministero dello Sviluppo economico, per
la benzina il prezzo medio alla pompa è salito a 1,717 euro, con un
incremento del 2,5% sui prezzi di fine 2011, mentre il prezzo
industriale è salito del 5,2% e la componente fiscale è aumentata dello
0,7%. Analoga situazione per il gasolio: il prezzo medio, rilevato
lunedì 30 alla pompa, è salito a 1,685 euro, con un incremento rispetto a
fine dicembre dell’1,9%, mentre il prezzo industriale è salito del 3,5%
e la componente fiscale è aumentata dello 0,6%. Incrementi di tutto
rispetto, soprattutto se si considera che si sono verificati nell’arco
di un solo mese.
E gli effetti dei provvedimenti sulle liberalizzazioni decisi dal governo?
«Sulla
dinamica dei prezzi in gennaio nessuna influenza hanno potuto avere i
nuovi provvedimenti adottati dal governo – risponde Quagliano -. Se
effettivi saranno, si vedranno nei prossimi mesi. Va tuttavia
sottolineato che l’intervento dell’esecutivo per i carburanti non ha
puntato a ridurre direttamente i prezzi alla pompa, ma piuttosto a
creare le condizioni per diminuire i costi per i distributori di
carburanti nel presupposto che questa riduzione determini anche un calo
dei prezzi al consumo. Le esperienze del passato hanno però dimostrato
che questo automatismo è tutt’altro che scontato».
A rafforzare
questo concetto, condividendo più di una perplessità su possibili
ribassi in tempi rapidi, è anche Carlo Stagnaro, direttore dell’Ufficio
studi dell’Istituto Bruno Leoni: «Se il prezzo del gasolio alla pompa è
aumentato del 26% solo nel 2011, come è possibile immaginare
significativi ribassi da quei 4 centesimi che si potrebbero recuperare
attraverso una maggiore efficienza della rete di distribuzione?».
Stagnaro si lancia anche all’attacco dell’eccessivo peso fiscale che
oggi grava su ogni litro di carburante, convinto com’è che una riduzione
delle accise potrebbe sicuramente costituire una misura per la
crescita: «Il livello dei prezzi è sistematicamente troppo alto per una
pressione fiscale esagerata».
E nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, qualcuno forse se
l’è già dimenticato, l’esecutivo ha già «prelevato » sei volte al
bancomat dei carburanti, con altrettante operazioni fiscali, cominciate
il 6 aprile, per il finanziamento del fondo per lo spettacolo e finite
il 6 dicembre (8 centesimi in più sulla benzina e 11 sul gasolio), con
il decreto salva Italia.