Mancano uffici e personale: giudici di pace in sciopero
Il caso record lo detiene la Capitale, dove occorrono 5 anni di tempo per ottenere una sentenza del giudice di pace. Mancano uffici e personale e l’apertura dei procedimenti viene fissata addirittura ad aprile 2014. Ma le difficoltà pesantissime riguardano tutto lo stivale. Ed ecco perché la magistratura onoraria rumoreggia, tanto da aver indetto uno sciopero nazionale cominciato in sordina il 22 novembre e che finirà il 2 dicembre. Gli effetti stanno facendosi sentire. Nelle aule di quella giustizia considerata erroneamente di «serie B» è tutto fermo da giorni, dall’impugnazione delle multe stradali ai ricorsi contro Gerit ed Equitalia, dalle cause per le liti con il vicino ai provvedimenti di espulsione. Migliaia di udienze sono inevitabilmente slittate in avanti. Se va bene, se ne torna a parlare agli inizi del 2012. Ma non mancano appuntamenti fissati in calendario ai primi di marzo.
FONDI ALL’OSSO – I magistrati onorari protestano proprio per l’impossibilità di garantire una corretta gestione delle sentenze: personale scarso, fondi ridotti all’osso, rinnovo degli incarichi in forse. Una situazione al collasso in tutta Italia, anche per gli effetti della manovra finanziaria approvata ad agosto che prevede la riduzione degli uffici giudiziari sparsi per la Penisola da 846 a 681.
ROMA, 5 ANNI PER UNA SENTENZA – Lo scenario è particolarmente grave a Roma, dove le sentenze sono in media 80 mila all’anno – il dato più elevato in tutto lo Stivale – e dove la scarsità di magistrati onorari e cancellieri, denuncia Gabriele Longo, presidente dell’Associazione nazionale giudici di pace, allunga gli iter giudiziari a casi record di 5 anni. «Un verbale impugnato nel 2008 – è l’amara constatazione raccontata a Corriere.it – può vedere la sentenza nel 2013 ». Senza contare il ritardo di un anno, dovuto al personale amministrativo che manca, nella pubblicazione delle sentenze stesse. Insomma, quando anche giustizia viene fatta bisogna attendere ancora 365 giorni perché diventi davvero effettiva.
PROSSIMO IL COLLASSO – Secondo Longo, «senza la legalizzazione della condizione della magistratura di pace – pagati a cottimo, e senza contributi previdenziali, pur in presenza di un impegno lavorativo pesantissimo – con 700 giudici di pace già in scadenza definitiva del mandato il 31 dicembre prossimo, ed i restanti 1600 giudici di pace in scadenza nei successivi 2 anni» si arriverà nei prossimi mesi «alla completa paralisi degli uffici, compresa l’impossibilità di garantire le espulsioni l’improcedibilità dei reati di immigrazione clandestina con gravissime ripercussioni sull’ordine pubblico per l’intero Paese e sulla sicurezza dei cittadini». Si protesta anche per «l’assoluta insufficienza del personale amministrativo in servizio» nei loro uffici e per «l’irrazionale distribuzione dei giudici sul territorio, con enormi differenze dei carichi di lavoro».
POSSIBILE INCONTRO CON IL NEOMINISTRO – La sospensione dello sciopero potrebbe però arrivare giovedì 1° dicembre se – come sembra – il nuovo ministro della giustizia Paola Severino deciderà di incontrare la rappresentanza dei giudici di pace.
DUE MILIONI DI PRATICHE – Nel frattempo la prima settimana di sciopero iniziata in sordina sta paralizzando gli uffici di Roma in via Teulada, quelli di Ostia a via Casana, a Fiumicino in via degli Orti e quelli delle altre sedi del Lazio dove ogni anno vengono aperti circa 180 mila procedimenti. Due milioni invece quelli istruiti in tutta la Penisola. Aule di giustizia che in questi giorni sono desolatamente vuote. All’ingresso, soltanto i cartelli firmati dal giudice che «dichiara di aderire all’agitazione nazionale». E che informa le parti del rinvio dell’udienza.
OSTIA, CASO RECORD: SOLO UNA TOGA – Il caso-limite è quello di Ostia. Il dirigente del tribunale Claudio Fiorentino protesta, ma al contrario. Ovvero lavorando praticamente «h 24», senza sosta. Una scelta obbligata visto in via Casana, sede degli uffici togati, i magistrati in servizio dovrebbero essere 8. Invece – tra pensionamenti, trasferimenti e mancati ricambi – è rimasto solo lui, costretto addirittura a fissare l’apertura dei procedimenti ad aprile 2014.