«L’età di pensionamento delle donne è un tema che va affrontato. Sono d’accordo e non sono spaventata dal fatto che le donne possano andare in pensione più in là nel tempo». È il leader di Confindustria, a margine del Business forum Italia-Cina in corso a Pechino, ad entrare nel dibattito scatenato dalla richiesta della Commissione europea di accelerare già dal 2012 l’entrata a regime dell’aumento a 65 anni dell’eta di pensionamento delle donne nel pubblico impiego. «È un tema vero, sopratutto dove questo crea un gap. In un paese in cui la speranza di vita è tra le più altre e quella delle donne ancora di più…è un tema che va affrontato», conclude.
Bene la manovra del governo sotto il profilo del bilancio pubblico ma in sede di conversione del decreto, o in quella attesa a settembre, dovranno trovare spazio gli interventi a supporto della crescita.
Il provvedimento è debole sulla green economy, ha aggiunto Marcegaglia, «ci aspettiamo che ci siano alcune cose su ricerca e ambiente nella manovra di settembre». Resta intanto praticamente stabile il pil di Eurolandia nel primo trimestre 2010: secondo Eurostat la crescita è stata dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, come negli ultimi tre mesi dello scorso anno. Stesso risultato per la Ue-27. L’Italia, come già reso noto dall’Istat il 12 maggio scorso, ha fatto registrare un balzo dello 0,5% dopo il -0,1% dell’ultimo trimestre 2009. Meglio di Francia (+0,1%), Germania (+0,2%) e Regno Unito (+0,3%). Torna il segno più anche davanti al pil della Spagna (+0,1%). La Grecia resta in recessione (-0,8%). A trainare la timida crescita della zona euro nei primi tre mesi dell’anno, secondo i dati di Eurostat, sono state soprattutto le esportazioni (+2,5%) e le importazioni (+4%). La spesa per i consumi delle famiglie è invece diminuita dello 0,1%. In calo anche quella per investimenti (-1,1%). Su base annua, nel primo trimestre 2010 il Pil dell’Eurozona torna positivo dopo mesi e mesi di segno meno, aumentando dello 0,6% rispetto al -2,3% degli ultimi tre mesi del 2009. il secondo e terzo trimestre 2009 avevano fatto segnare un vero e proprio crollo del Pil (-4,3% e -5,1%). Borse in picchiata, giù anche Wall Street. È stato un nuovo venerdì nero per i listini europei, e in particolare per Piazza Affari, spinti giù dai nuovi timori sui conti dei paesi europei, innescati dalle difficoltà dell’Ungheria, dai deludenti dati sul mercato del lavoro americano e dalle voci di difficoltà della banca francese Societè Generale sul fronte dei derivati. L’indice Ftse Mib dei titoli principali ha lasciato sul campo il 3,79%. Sotto pressione soprattutto le banche, con Unicredit giù del 5,68% a 1,56 euro, penalizzata dall’esposizione in Ungheria, e Intesa Sanpaolo del 6,1% a 1,99 euro. In calo anche Wall Street, che cede oltre il 2%.
L’Ungheria è in «una grave situazione» e parlare di un default «non è una esagerazione», ha detto il portavoce del primo ministro Viktor Orban, Peter Szijarto, in una conferenza stampa a Budapest. Il portavoce ha parlato di dati statistici del precedente governo «manipolati» e che «mentono» sullo stato reale dell’economia del paese. Il fiorino ungherese è arrivato a perdere il 2% contro l’euro, mentre la Borsa è crollata del 5%.
Euro ai minimi dal 2006. L’euro scende sotto la soglia di 1,21 dollari e aggiorna i minimi da quattro anni. La moneta unica europea ha toccato un minimo di seduta di 1,2091 dollari, il livello più basso da aprile 2006.