Marijuana gratis come medicina Il giudice autorizza. Primo caso in Italia
AVEZZANO. Un temporaneo via libera alla marijuana
gratuita per uso terapeutico arriva dal tribunale di Avezzano. Il
principio è affermato in un’ordinanza del 2 febbraio scorso del
giudice Elisabetta Pierazzi. La pronuncia è stata emessa in un
procedimento cautelare e urgente promosso da un malato di sclerosi
multipla allo stadio avanzato. Essa afferma il diritto alla
somministrazione gratuita di cannabinoidi al malato in questione.
Il provvedimento è il primo nel suo genere in Italia.
Il malato che ha ottenuto la pronuncia innovativa del giudice del
tribunale di Avezzano è in condizioni di particolare indigenza e
per questo aveva chiesto alla Asl di poter ottenere la
somministrazione gratuita del farmaco a base di cannabis prodotto
fuori dall’Italia, dimostratosi l’unico efficace ad alleviarne le
sofferenze.
«La decisione assunta», ha spiegato il giudice Elisabetta
Pierazzi, «è funzionale a trattare gravi patologie, in quanto altri
medicinali usati dal paziente non sono risultati idonei. Il
medicinale somministrato a pagamento e non viene prodotto in
Italia. Viene importato di volta in volta in piccole quantità.
Quindi deve essere somministrato a pagamento, con costi
elevatissimi».
Sulla vicenda è intervenuta l’Aduc. «C’è da constatare ancora una
volta», afferma l’Associazione diritti utenti e cosumatori, «che,
per ottenere il rispetto di un diritto costituzionale, un cittadino
è stato costretto a fare causa».
La decisione si basa su una particolare interpretazione dell’a
rticolo 32 della Costituzione (che afferma il diritto del cittadino
alla salute). L’ordinanza considera, infatti, questo diritto
prevalente, in un certo senso, rispetto a norme a fondamento etico
che pure di fatto ne limitano l’efficacia.
In sostanza, la pronuncia stabilisce una diretta applicabilità
della norma costituzionale (l’articolo 32) davanti alla domanda
presentata dal malato, in via urgente (in base all’articolo 700 del
codice di procedura civile) volta a ottenere la somministrazione
gratuita di farmaci cannabinoidi di efficacia e necessità
comprovate su base scientifica.
La procedura d’urgenza per ottenere il farmaco è stato accolta
perché ci sarebbe il cosiddetto periculum in mora. Cioè il rischio
di un pregiudizio imminente e irreparabile alla salute del paziente
perché le condizioni del ricorrente potrebbero essere pregiudicate
dal tempo che occorre per instaurare un giudizio ordinario (più
lungo e complesso), in considerazione della gravità della patologia
diagnosticata e della sua progressiva evoluzione in senso
peggiorativa.
Il pericolo di una danno grave e irreparabile consiste, secondo il
giudice, anche nel fatto che la spesa necessaria per l’acquisto
degli unici medicinali efficaci, anche in relazione alla cronicità
della patologia, potrebbe compromettere la possibilità di
soddisfare con il proprio reddito le altre minime esigenze di vita
del malato: insomma il farmaco in questione costerebbe troppo
rispetto al reddito della persona che ha presentato il
ricorso.
«Sono felice di questa mia vittoria», ha detto il malato, «che è
la vittoria di tutti i malati costretti a rinunciare alle uniche
cure che possono alleviarne le sofferenze in base a divieti
irragionevoli e contrari ai fondamentali diritti umani e
civili».
Il legale del malato è Bartolo De Vita, avvocato del Codacons a
Vallo della Lucania in provincia di Salerno. De Vita osserva, in
proposito, che la decisione «fa salvo il diritto alla salute di
soggetti che si vedono negare la prestazione sanitaria richiesta in
virtù di una normativa pesantemente condizionata da improprie e
parziali valutazioni etiche».