Maturità, doppia tassa
Una doppia tassa sulla maturità
finora non si era ancora sentita, ma nelle scuole ormai ci si è
abituati a tutto. Non è più come anni fa, quando per frequentare un
istituto pubblico bastava pagare il bollettino dell’iscrizione di
qualche decina di euro, quello della mensa più o meno analogo, e non
molto di più per un anno intero.
Ora a scuola si va con il tariffario. Consulti una
delle pagine dei siti e sembra di guardare il link ad un albergo o un
centro benessere: tutto (o quasi) si paga, dal ritiro del diploma alle
lettere ricevute a casa, dai corsi di recupero all’esame di maturità
per i privatisti per il quale i prezzi possono aumentare anche di dieci
volte rispetto a quelli praticati agli alunni interni.
E’ la crisi, è l’effetto dei tagli di Tremonti, e di
un miliardo di euro tra supplenze e fondi per il funzionamento
ordinario che le scuole hanno anticipato e che ora il ministero fa
finta di non dover restituire alle scuole, spiegano i sindacati e
politici dell’opposizione. «Da quest’anno non solo le scuole corrono il
rischio di avere trasferimenti inadeguati, ma anche di vedere
cancellata qualsiasi possibilità di recuperare i propri crediti»,
avverte Mariangela Bastico del Pd. Mentre Manuela Ghizzoni, sempre del
Pd, sulla vicenda ha presentato un’interrogazione parlamentare
chiedendo l’intervento del ministero che nonostante le denunce non
aveva ancora assunto una posizione ufficiale.
Manca un miliardo nelle scuole, insomma. E’ una cifra
di tutto rispetto: i dirigenti scolastici, sono costretti a inventare
di tutto pur di far quadrare conti che in queste condizioni sembra
impossibile far quadrare. Anche raddoppiare le tasse. Finora esisteva
una sola tassa per la maturità, da versare allo Stato, di 12,03 euro.
Quest’anno almeno una scuola su due ha chiesto agli studenti
dell’ultimo anno una doppia tassa: quella regolare con bollettino
intestato all’Agenzia delle Entrate, e la seconda invece con bollettino
intestato alle scuole, a volte addirittura agli stessi dirigenti
scolastici come accade all’Itc Cesare Beccaria di Carbonia.
Alcuni studenti e genitori hanno pagato senza
protestare. Altri invece non hanno mandato giù la seconda tassa.
All’istituto Piaget di Roma, ad esempio dove una decina di ragazzi si
sono rifiutati di pagare. Anche perché la richiesta era di 100 euro,
piuttosto cara rispetto alla media. Sono state minacciate ritorsioni da
parte della dirigenza ma i ragazzi non intendono fare marcia indietro.
La maggior parte degli istituti infatti si limita a chiedere un
contributo di una ventina di euro. «Per le fotocopie, e le spese di
segreteria. E’ solo doveroso nella condizione in cui sono costrette a
andare avanti le scuole», spiega Antonio Gaeta dirigente scolastico del
Polo Didattico di Passo Corese, in provincia di Rieti.
E in genere i genitori accettano il pagamento, a meno
che le spese non risultino particolarmente elevate come al Piaget di
Roma, oppure in Puglia a Ceglie Messapica, all’Istituto tecnico
Agostinelli dove il tariffario prevede una «tassa per la maturità» di
50 euro o al liceo scientifico «De Sanctis» di Salerno dove se ne
pagano 90. E’ a quel punto che qualcuno inizia a chiedersi se la
seconda tassa è davvero una tassa o soltanto un contributo, e quindi se
esista l’obbligo di pagarla oppure no.
Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini lo ha
finalmente chiarito pochi giorni fa, ricordando ai dirigenti scolastici
che non hanno alcun diritto di chiedere soldi alle famiglie. Alcuni
dirigenti però la pensano diversamente come Marco Bevilacqua, a capo
dell’istituto Ambrosoli di Roma, che di fronte alle proteste per aver
chiesto 200 euro per frequentare l’istituto ricorda l’esistenza di un
Patto educativo di corresponsabilità sottoscritto da genitori al
momento dell’iscrizione che prevede l’obbligatorietà dei contributi
decisi dalle scuole.
Insomma, pagare si deve sostengono alcuni dirigenti. E
quindi nascono le voci più varie. Doppie tasse sulla maturità, doppie
tasse di iscrizione, ma anche molto altro. All’Istituto d’Arte Licini
di Ascoli Piceno si chiede ogni anno una seconda tassa di iscrizione
per la scuola di 90 euro obbligatoria anche per le famiglie che per
legge sarebbero esentate dal pagamento della tassa imposta dallo Stato.
E poi 10 euro per le «spese postali per comunicazioni alle famiglie e
gestione informatizzata delle assenze», e ancora 1 euro per l’acquisto
della pagella scolastica. Situazione simile al professionale Datini di
Prato dove la seconda tassa sulla maturità è di 51 euro (i privatisti
pagano il doppio), le doppie iscrizioni ai vari indirizzi sono tutte di
oltre 100 euro a seconda dei vari indirizzi, ma comunque si chiede 1
euro a tutti per un non meglio identificato «fondo di solidarietà».
I prezzi non appaiono sui tariffari ufficiali ma
spesso le scuole si fanno pagare anche i corsi di recupero organizzati
per aiutare a metà anno gli studenti in difficoltà. Secondo un
sondaggio del sito Skuola.net più di una scuola su 10 chiede una cifra
in cambio del corso.
Un capitolo a parte sono i privatisti, da sempre
territorio di caccia di fondi da parte di presidi di ogni epoca.
Quest’anno all’Istituto Comprensivo Statale di Oppido Mamertina per la
maturità gli interni pagano una tassa di 30 euro, i privatisti di 80,
quasi tre volte di più. Ancora nulla rispetto al professionale Einaudi
di Ferrara, dove gli interni pagano 25,82 euro e i privatisti 206,58,
quasi nove volte di più. E’ l’autonomia scolastica: in tempo di crisi
somiglia terribilmente a un suq, in cui ognuno fa come gli pare.