Milano, la sentenza era già scritta l’avvocato se ne accorge e la fotografa
Quel fascicolo, appoggiato sul tavolo del presidente della prima
Corte d’appello di Milano, non presentava formale intestazione del
tribunale. Prima ancora che il processo venisse celebrato, però,
conteneva già l’esito del verdetto. Un fatto decisamente singolare
che non ha mancato di sollevare polemiche all’interno del Palazzo
di giustizia.
Nell’aula – mentre il collegio giudicante è ritirato in camera di
consiglio per alcuni processi già discussi – l’avvocato Paolo
Cerruti, difensore in un procedimento ancora da trattare, sfoglia
alcuni fascicoletti sul tavolo del presidente Giovanni Scaglioni.
Dalla pila ne spunta uno relativo al suo assistito, Francesco
Basile. Sbirciando le carte, il legale scopre che la decisione –
ancor prima dell’inizio del dibattimento – è già stata scritta con
la conferma del giudizio di primo grado: una condanna a otto mesi
per un borseggio avvenuto a Monza lo scorso settembre poco prima
dell’inizio del Gran premio automobilistico.
Al rientro della corte in aula , l’avvocato Cerruti fa verbalizzare
l’episodio – segnalato all’Ordine degli avvocati di Milano: quattro
suoi componenti sono arrivati in aula per chiedere l’acquisizione
del documento – mentre il sostituto procuratore generale, Isabella
Pugliese, chiede una integrazione del collegio giudicante. Pur
ravvisando l’anormalità della consultazione dei suoi documenti che
non facevano parte del fascicolo processuale, Scaglioni decide di
astenersi: per effettuare la sua sostituzione il processo Basile è
stato lasciato per ultimo tra quelli in programma.
“L’avvocato ha messo abusivamente le mani nelle mie carte – si è
schermito con i cronisti il magistrato – Io avevo preparato una
bozza di decisione, ma la decisione del collegio poteva essere
completamente diversa. Del processo deve essere tenuto conto solo
della decisione finale, non di quello che uno ha intenzione di
fare”. Sostituito l’intero collegio giudicante, il processo si è
poi tenuto a porte chiuse: il sostituto procuratore generale ha
chiesto la conferma del verdetto di primo grado, la difesa ha
invece invocato l’assoluzione.
A fine giudizio la corte ha concesso un’attenuante e ha ridotto la
pena da otto a cinque mesi. Basile, avendo scontato la condanna,
sarà scarcerato e potrà tornare a casa. “Io non sono contento – ha
commentato l’avvocato Cerruti – sono convinto che il mio assistito
meritasse l’assoluzione”.