Ministro Brunetta ‘In Italia la povertà è diminuita’. Noiconsumatori: ‘Ma dove???’
In Italia la povertà è diminuita. Parola
del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Per 30
milioni di lavoratori dipendenti e pensionati la crisi ha portato a un
aumento del potere di acquisto, grazie all’incremento delle
retribuzionie alla diminuzione dell’inflazione, ha sottolineato il
ministro. Il risultato è che «la povertà in Italia è diminuita», ha
aggiunto Brunetta, secondo il quale i disoccupati-cassa integrati
creati dalla crisi economica sono circa 3-400mila: «un dato grave ma
non gravissimo», ha rilevato ancora il ministro.
La crisi, ha spiegato acora il ministro, ha creato 300-400 mila
disoccupati cassaintegrati, tutti con un’integrazione a reddito. «È un
dato grave e preoccupante, ma non gravissimo. Infatti a fronte di
queste migliaia, continuiamo ad avere 15 milioni di posti di lavoro
dipendente – ha sottolineato Brunetta – per questi le dinamiche
salariali progrediscono del 3-4% annuo e il potere di acquisto è
aumentato», grazie ad un’inflazione in calo. «Sembra paradossale e
controcorrente – ha aggiunto Brunetta di fronte alla platea riunita
dalla Confindustria per la giornata dell’innovazione e che di fronte
alle parole del ministro ha comunicato a rumoreggiare – ma queste sono
le statistiche».
«Al netto dei cassintegrati-disoccupati equivalenti – ha ribadito il
titolare della Pubblica amministrazione – il potere di acquisto è
cresciuto dell’1-2%. Questo spiega perché non ci sia in Italia una
crisi sociale». Secondo Brunetta ai 15 milioni di lavoratori dipendenti
vanno inoltre aggiunti 16-17 milioni di pensionati per i quali le
dinamiche sono simili. Questo comporta che «30 milioni di redditi in
questi 12 mesi hanno mantenuto o incrementato il potere d’acquisto». Il
ministro ha quindi sottolineato che «al netto dei disoccupati
equivalenti, il vero impatto della crisi è stato sul lavoro autonomo».
È proprio questa categoria di lavoratori infatti che «sta pagando di
più con un fatturato diminuito del 30-40%. La preoccupazione quindi è
più sul lavoro autonomo che non su quello dipendente», ha concluso.