Mozzarella, il Consorzio rischia la revoca del Dop
Non c’è pace nel Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana
dop. Dopo la decisione del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia
di affiancare il cda dell’ente con un organismo di cinque componenti,
fioccano polemiche e distinguo. A intervenire è lo stesso presidente
del consorzio Luigi Chianese, secondo il quale Zaia «non ha operato
alcun commissariamento; anzi, ha nominato un organismo di garanzia a
salvaguardia dell’immagine del prodotto. Né trovano riscontro –
prosegue Chianese – le percentuali di presunte sofisticazioni. Tra i
quaranta prelievi effettuati in un anno vi è un solo campione che
risulterebbe contraffatto e anche su questo punto si è in attesa delle
controanalisi». Ma la vicenda è molto più complessa e coinvolge scontri
interni al cda dello stesso ente consortile (uno dei membri si è
dimesso lo scorso 12 gennaio, due giorni prima della firma del decreto
del ministro): veleni, interessi economici che muovono i produttori
desiderosi di conquistare il mercato della grande distribuzione. In
ogni caso, il provvedimento adottato da Zaia prevede l’insediamento di
un organo ispettivo che resterà in carica novanta giorni.
Dell’organismo fanno parte il tenente colonnello dei carabinieri Paolo
Mantile, con funzioni di coordinamento; il maggiore Claudio Gnoni del
nucleo provinciale di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di
Napoli; Roberto Miele per il Corpo forestale dello Stato; l’avvocato
Antonio Sciaudone, docente di Diritto agrario; e due supertecnici di
stretta fiducia del ministro, Emilio Gatto, direttore del Dipartimento
ispettivo centrale per la Tutela della qualità e repressione delle
frodi, e Pietro Quaranta (con funzioni di segretario) proveniente dalla
stessa struttura. Ma da Roma rimbalzano voci per nulla concilianti:
resta scottante il dossier sul Consorzio (che ha sede a San Nicola la
Strada), un procedimento che potrebbe portare anche alla revoca della
tutela (vale al dire il marchio dop). Ecco perché nei prossimi giorni
sarà aperta persino un’inchiesta parlamentare dopo un carteggio anonimo
recapitato nei giorni scorsi al presidente della commissione
Agricoltura della Camera, Paolo Russo, con una serie di documenti
attestanti presunte frodi alimentari e in commercio commesse dallo
stesso Chianese. Insomma, solo l’ultimo capitolo di un’intricata
vicenda aggravata, lo scorso aprile, dall’uscita – dopo 18 anni – del
dg dell’ente consortile, Vincenzo Oliviero. Che oggi denuncia: «Troppe
falle nel sistema dei controlli e nel disciplinare con
l’approvvigionamento di latte dall’estero, altro che area dop». E dopo
le emergenze diossina e brucellosi il comparto continua a soffrire:
altri sette caseifici sequestrati dai Nas (12 mila litri di latte e 2
tonnellate di prodotti per un valore di 6 milioni di euro). «Ma si
tratta – chiarisce Chianese – di imprese fuori dal consorzio».