Mutui: anche Unicredit aderisce alla sospensione delle rate
Il gruppo Unicredit ha aderito all’accordo tra l’Abi e le
Associazioni dei Consumatori per la sospensione delle rate del mutuo.
Il Gruppo ha già messo in atto, a favore delle famiglie in difficoltà,
iniziative che hanno interessato circa 9.000 nuclei familiari.
L’intervento prevede la sospensione del pagamento delle rate del mutuo
per un massimo di 12 mesi e per una sola volta. La sospensione del pagamento delle rate dei mutui
deve essere richiesta dal cliente dopo il verificarsi di un evento tra:
licenziamento, cassa integrazione da almeno 30 giorni, decesso, mancato
rinnovo contratto atipico. Per aderire alla moratoria i clienti devono
essere intestatari di mutui dall’importo minore o uguale a 150 mila
euro, su immobili residenziali e destinati all’acquisto, costruzione, o
ristrutturazione di abitazione principale. I titolari devono essere
persone fisiche che hanno un reddito non superiore ai 40 mila euro
annui (per singolo mutuatario). E’ prevista la maturazione degli
interessi contrattuali sul solo capitale sospeso. Al termine del
periodo di sospensione, viene riattivato il processo di ammortamento;
gli importi sospesi vengono restituiti alla fine naturale del mutuo
originario, con un corrispondente allungamento del piano di rimborso
per una durata pari al periodo di sospensione. Non verranno applicate
commissioni o spese di istruttoria né richieste garanzie aggiuntive. Il
cliente può in qualsiasi momento richiedere la riattivazione del piano
di ammortamento originale.
Alla moratoria hanno aderito finora piu’ di trenta istituti bancari, quasi tutti di dimensioni medio-piccole.
Chiuso l’aumento di capitale
Intanto si chiude la prima fase dell’aumento di capitale da 4
miliardi di Unicredit e, in attesa di conoscere – non prima di giovedì
prossimo – quale sia stata la risposta dei soci, al vertice
dell’istituto si ostenta ottimismo. L’operazione «sta andando bene, noi
siamo fiduciosi per definizione», risponde, a chi gli domanda se ha
sentore del “tutto esaurito”, Paolo Fiorentino, vice amministratore
delegato responsabile dell’area Strategic Business della banca. Dai
maggiori soci dell’istituto, a partire da Fondazione Cariverona e Crt,
è arrivato del resto nelle scorse settimane un sì condiviso alla
ricapitalizzazione, e anche le prime linee del management hanno fatto
la loro parte, come è emerso dalle comunicazioni obbligatorie
sull’internal dealing. La ricapitalizzazione è partita l’11 gennaio in
Italia e Germania e il 14 gennaio in Polonia, e gli azionisti avevano
tempo sino ad oggi per esercitare i diritti di opzione. Per conoscere i
risultati dell’offerta ci vorranno alcuni giorni, visti anche i diversi
Paesi in cui avviene l’operazione. Poi verranno resi noti i tempi per
l’offerta in borsa dell’inoptato. I risultati devono comunque venir
comunicati entro cinque giorni lavorativi dalla conclusione del periodo
di opzione, mentre entro il mese successivo alla scadenza vanno offerti
in Borsa i diritti non esercitati. Dopo una lunga serie di sessioni in
calo, il titolo Unicredit ha segnato in Borsa un rialzo del 3,96%,
riagganciando la soglia dei 2 euro (2,02 il prezzo finale). Dall’11
gennaio, tuttavia, il calo è del 12,5%. Intanto, così come avviene in
Intesa Sanpaolo, i grandi soci, a partire dalle fondazioni, premono
perché quest’anno venga distribuita una cedola. «Per definizione ci
aspettiamo di ricevere dalle nostre partecipate dividendi: nello
specifico mi sembra che ci sia un orientamento di mercato in questo
senso», afferma il segretario generale della fondazione Cassa di
Risparmio di Torino, Angelo Miglietta. «Mi sembra che il mercato se lo
aspetti», commenta sul tema Paolo Fiorentino.
assolutismo camuffato l’unicredit è la solita ambigua pacca sulla spalla