Mutui bancari, a un anno dal decreto il costo zero rimane un miraggio
C’è voluto un anno per chiarire che il decreto Bersani sulla portabilità dei mutui deve essere a costo zero per il cliente. Tuttavia ci sono ancora molte banche cui il concetto non è chiaro. Lo ha scoperto Altroconsumo, che ha visitato 40 filiali di aziende di credito a Roma e a Milano. Una prima volta a novembre 2007, poi a gennaio 2008, infine a metà marzo. E la tabella che verrà pubblicata sul prossimo mensile dell’associazione dei consumatori parla chiaro. Solo una filiale di Intesa Sanpaolo e una del Banco Desio, ambedue a Roma, si sono dette disponibili a trasferire il mutuo a costo zero. Tutte le altre hanno chiesto un “obolo”, che va da un massimo di 2800 euro a un minimo di 183. Chi per le spese notarili, chi per quelle bancarie. Si chiedeva il trasferimento di un mutuo a tasso variabile sottoscritto nel febbraio 2003 con la Abbey National, oggi Unicredit banca, per acquistare una casa del valore di 200mila euro. Un contratto lungo 25 anni, con un capitale residuo a marzo, pari a 61mila euro e un tasso del 6,66 per cento.
A un anno dall’entrata in vigore del decreto Bersani, dunque, bisogna ancora pagare per spostare il mutuo. Eppure ormai anche l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, dopo una lunga trattativa con i notai e le associazioni dei consumatori, ha praticamente riconosciuto che la surroga (cioè lo spostamento dell’ipoteca), va fatta a costo zero. A maggio, tra l’altro, assicurano all’Associazione bancaria, entrerà a regime una procedura semplificata che consentirà alle aziende di credito di sbrigare la pratica in poco tempo, qualche manciata di minuti.
Ma trovare una banca disposta ad accogliere la richiesta di surroga è tutt’altro che semplice. Sono ancora tante, rileva Altroconsumo, quelle non disponibili all’operazione: che rifiutano insomma di prendersi in carico il vecchio mutuo di qualcuno. D’altra parte, rilevano all’Abi, non è obbligatorio accettare un cliente: c’è un dovere di uscita e a costo zero, ma non di entrata. Come dire che una banca non può trattenere il mutuatario che vuole andarsene, ma non ha nessun obbligo ad accogliere la richiesta di chi vorrebbe emigrare. E secondo Altroconsumo due grandi gruppi come Unicredit e Bnl-Bnp Paribas non sarebbero ancora pronti per la surroga.
Eppure è già passato un anno. Un anno durante il quale chi ha chiesto e ottenuto di spostare il mutuo presso un’altra banca che gli faceva un “prezzo” migliore, spesso s’è trovato ad aprire il portafogli per portare a termine l’operazione. Un danno, che secondo Altroconsumo potrebbe ammontare a 4,5 milioni di euro per le famiglie italiane. E che potrebbe anche raddoppiare se la percentuale dei mutui surrogati corrispondesse al totale di quelli sostituiti, che rappresentano il 15 per cento dei contratti erogati nel 2007. Chi ha pagato non avrebbe dunque diritto a un rimborso? Secondo i consumatori sì. Solo se ci sono le condizioni, a detta dell’Abi. La questione dunque è aperta.
Come aperto è il capitolo trasparenza e concorrenza. Che fine ha fatto, si chiede Altroconsumo, il modello Esis, voluto dall’Unione europea per rendere possibile il confronto dei mutui a livello europeo? Un modellino dove viene indicato il cosiddetto Isc (l’indicatore sintetico del costo del finanziamento), che comprende tutte le spese. Un documento fondamentale per poter confrontare le offerte sul mercato. Si tratta di una sorta di Taeg del mutuo, che le banche dovrebbero consegnare al cliente che si presenta per avere informazioni. Ma la normativa Ue che risale al 2001 non è mai stata recepita. Così le aziende di credito non hanno nessun obbligo a consegnare il modello Esis.
Una mancanza che l’Unione europea ha ricordato all’Italia nel Libro bianco sui mutui pubblicato a dicembre. Il risultato? Di modelli Esis nelle banche italiane se ne trovano davvero pochi. Delle 168 filiali di aziende di credito visitate a gennaio da Altroconsumo in otto grandi città italiane, ben 100, cioè il 60 per cento, si sono rifiutate di fornirlo. Le risposte più comuni? “Lo consegniamo solo quando c’è una formale richiesta di mutuo”, oppure “soltando dopo l’istruttoria”. Quando non serve più.