Napoli, 1 commerciante su 4 è vittima dell’usura
La sua esperienza decennale in zone
«calde» della Sicilia, dove pizzo, tangenti, usura e strozzini sono
vocaboli di uso comune, lo ha spinto a puntare la sua lente di
ingrandimento anche sulla realtà napoletana. «Ma davvero non mi
aspettavo di trovare una situazione del genere» dice Tullio Nunzi,
commissario dell’Ascom-Confcommercio commentando i risultati del
sondaggio da lui stesso predisposto su usura e criminalità. I settori
scelti per l’inchiesta sono quelli degli orafi, dei distributori di
carburante e dei tabaccai, cioè quelli che più spesso di altri (ma non
sono gli unici) salgono alla ribalta delle cronache per episodi legati
all’usura. Duemila i commercianti che tra maggio e giugno si sono
confessati, protetti dal più rigoroso anonimato e il quadro che ne
emerge è uno spaccato davvero duro della realtà in cui si dibatte il
commercio in città.
Dunque, dalle 14 domande che compongono il questionario, sono emersi
una serie di dati interessanti. Un commerciante su quattro, indebitato
e insolvente non ha trovato nessuna alternativa valida se non quella di
chiedere danaro agli usurai. Un altro 60 per cento invece ha ricevuto
minacce di estorsione ed ha preferito pagare, piuttosto che vedersi
saltare il negozio in aria o devastato dalle fiamme. Per quanto
riguarda invece il tipo di intimidazioni, circa il 90 per cento di
quelle subite dai commercianti sono di tipo psicologico. Sono ancora
pochi quelli che denunciano alle forze dell’ordine di aver subito
un’estorsione o di essere caduto nella morsa dell’usura. C’è chi, come
il 36 per cento del campione che ha pensato di garantire l’incolumità
della propria attività prendendo come contromisura la vigilanza privata
mentre solo il 12 per cento è ricorsa alla videosorveglianza,
installando nel negozio telecamere antirapina.
L’obiettivo principale dell’iniziativa, secondo l’Ascom, è verificare
se e quanto i negozianti si sentono «sicuri»; portare alla luce e
quantificare le minacce e le intimidazioni subite; quali misure
cautelative a aloro giudizio sono più efficaci e soprattutto qual é il
grado di conoscenza delle leggi che proteggono chi denuncia fenomeni
estorsivi e di usura. «È proprio questo l’aspetto che mi ha colpito di
più – aggiunge Nunzi – l’ignoranza di molti esercenti in materia di
leggi antiusura e antiracket. Per questo faremo partire a breve una
campagna informativa e formativa sulla legislazione vigente su questo
argomento così scottante, Infine installeremo anche un numero verde sia
per raccogliere testimonianze che per indirizzarli verso le migiori
soluzioni ai loro problemi. Lanciamo poi – ha puntualizzato Nunzi – un
appello alle banche per migliorare e rendere più agevoli le vie di
accesso al credito a chi ne ha necessità, sia per nuove attività sia
per quelle già avviate».
Infatti, secondo il sondaggio, la totalità dei commercianti finiti
nelle grinfie degli usurai aveva prima contattato istituti di credito
con esito negativo.
E, continuando con i numeri: il 77 per cento delle vittime delle
estorsioni hanno pagato con danaro mentre il 23 per cento, ha
consegnato la merce. A chiedere tangenti sono secondo i commercianti
nel 60 per cento dei casi delinquenti comuni, mentre per il 25 per
cento sono opera della criminalità organizzata. Non meno negativo il
giudizio dei commercianti sull’escalation della criminalità negli
ultimi anni: per il 74 per cento le rapine sono in aumento mentre il
livello di sicurezza è peggiorato nell’ultimo triennio per il 75 per
cento degli intervistati.
«Sono troppi gli imprenditori colpiti – conclude Nunzi – e troppo pochi
quelli che denunciano. E in un contesto economico da crescita zero e
con una crisi dei consumi da codice rosso, lo stato di salute delle
imprese rischia di precipitare». Tra le iniziative Ascom la modifica
dello statuto che obbliga l’organizzazione a costituirsi parte civile
nei processi in cui i soci abbiano denunciato fenomeni estorsivi e di
usura, assicurando appoggio legale ed economico.