Napoli, allarme mare non balneabile: la Procura indaga
La Procura indaga sul funzionamento del termovalorizzatore di Cuma.
Anzi: a muoversi è la cosiddetta «superprocura», vale a dire l’ufficio
regionale nato un anno fa per volontà del governo Berlusconi, sull’onda
dell’emergenza rifiuti in Campania. Un’inchiesta che punta dritto ai
rapporti tra la Regione e la società Hydrogest, che da qualche anno
gestisce l’impianto di Cuma. Non ci sono ipotesi di reato formalizzate,
né nomi di indagati, in una vicenda ancora allo stato iniziale. Fatto
sta che qualche giorno fa, un’attività di indagine è stata delegata ai
carabinieri del comando provinciale di Napoli, come è emerso nel corso
delle audizioni tenute ieri mattina in prefettura, che ha ospitato la
mission della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo rifiuti
presieduta da Gaetano Pecorella. Facile anticipare le prossime mosse
degli inquirenti, con probabili acquisizioni di atti relativi ai
rapporti tra la società Hydrogest e Palazzo Santa Lucia. Accanto al
procuratore Lepore, indagano il capo del pool ecologia Aldo De Chiara e
il pm Antonio D’Alessio. Ma c’è anche qualcosa in più di una probabile
acquisizione documentale.
Agli atti al momento, figura anche la
deposizione di un testimone, su cui sono in corso gli inevitabili
approfonimenti, a partire dalla gara d’appalto al sistema di
finanziamento, agli eventuali adeguamenti della struttura a nord di
Napoli. Vicenda allo stato embrionale, in cui sarebbe comunque
azzardato anticipare profili di responsabilità per i soggetti
interessati. Un appello alla Procura è stato lanciato proprio ieri dai
balneatori. Il settore è messo in ginocchio dalle voci incontrollate,
tutte smentite, sulla diffusione di infezioni tra chi frequenta quei
lidi. «Notizie che circolano sul web alimentate anche dalla scarsa
chiarezza delle autorità», dicono gli imprenditori. L’effetto è
drammatico su tutto il comparto: sono vuoti anche bar, pub, ristoranti,
negozi, supermercati. Dal Consorzio turistico mediterraneo è partito un
esposto- denuncia in Procura. «Chiediamo alla magistratura di indagare
su due ipotesi di reato – dice il presidente del Ctm Gennaro Di Bonito
– Quella di disastro ambientale e quello di procurato allarme a causa
di tutte queste voci sui pericoli di salute per chi viene a prendere il
sole nei nostri lidi». «La psicosi sta mandando sulla bancarotta gli
operatori turistici – dice Salvatore Trinchillo, responsabile
provinciale del Sib, il sindacato dei balneatori – Gli imprenditori del
settore sono stati costretti a non chiamare mille giovani, già
selezionati per lavorare tutta l’estate. E rischiano il posto di lavoro
anche gli altri lavoratori stagionali». Se la prende con la Regione
Costa dei sogni, il cartello ambientalista di associazioni presieduto
da Annamaria Lubrano, nato per riportare la bandierina blu sul
litorale. «Si poteva prevenire – dice il legale Gaetano Montefusco –
L’assessore Ganapini dovrebbe spiegare come mai ha ritenuto di bocciare
un progetto per le condotte sottomarine, per il quale sono stati già
spesi trecentomila euro per la progettazione».