Napoli, Base Nato a rischio chiusura. Pisani: “Così si elimina l’internazionalizzazione partenopea”
Il Pentagono potrebbe chiudere la base militare di Napoli. E’ un’indiscrezione annunciata ieri alla Cnn dopo la comunicazione del ministro della Difesa americano, Robert Gates. L’affermazione si riferisce alla formulazione del piano sulla Legge Finanziaria per l’anno prossimo che vede la Casa Bianca in prima linea per l’attuazione di una politica di riorganizzazione e razionalizzazione delle spese e per l’eliminazione degli sprechi sulle basi militari Usa all’estero. Tra le basi a rischio chiusura ci sarebbe anche quella partenopea considerata dagli americani del Pentagono “obsoleta” in quanto risale alla seconda guerra mondiale e non rispecchierebbe le attuali necessità politiche di difesa seguite da Washington. In questi anni i presidi americani della Us Navy a Capodichino hanno goduto di una totale autonomia economica in quanto i militari statunitensi hanno costruito, all’interno del complesso militare, una serie di infrastrutture che li hanno resi completamenti slegati dal territorio partenopeo. Per ora restano voci che i militari americani smentiscono.
“Non è una buona notizia per la nostra città già declassata e disastrata da criminalità e crisi occupazionale – commenta l’avvocato Angelo Pisani, Presidente dell’associazione NoiConsumatori -. Perdere la base Nato da un lato significa rinunciare all’internazionalizzazione di Napoli dal punto di vista economico, militare e culturale, dall’altro mettere in crisi l’attività commerciale ed artigianale di supporto e di manutenzione alle basi militari che spesso viene svolta da alcuni commercianti locali. In tutti questi anni la base Usa a Napoli, come quella di Gricignano di Aversa, non ha mai gravato sui costi e sulle spese locali perché i militari statunitensi hanno sempre beneficiato di una propria autosufficienza economica istallando all’interno dei presidi biblioteche, teatri, ospedali, centri fitness e centri commerciali. Il rischio è che la città partenopea potrebbe non essere più considerata un’ impostante punto di snodo tra i due Paesi, aspetto che regalava a Napoli un significativo “affaccio” sul mondo. Lo stretto contatto con gli Stati Uniti è sempre stato motivo di prestigio e di apertura. Affermare che la base napoletana è obsoleta solo perché risale alla seconda guerra mondiale è assurdo. Gli Stati Uniti dovrebbero rivalutare l’ipotesi avanzata sul prossimo piano finanziario non isolando ed eliminando i maggiori centri di contatto che possiede ma, anzi, garantendo loro qualità e rinnovamento nei rapporti. Se Washington è intenzionata ad ottimizzare le spese dovrebbe migliorare e riqualificare quello che preserva già da anni e che finora ha sempre funzionato. Tagliando i ponti con alcune basi estere non fa altro che penalizzare le città alleate ma anche se stessa”.