Napoli, «buco» di 44 milioni al Comune e la Tarsu si potrà pagare a rate in 6 anni
NAPOLI (6 febbraio) – Il buco è di 44 milioni, ecco perché è necessario correre ai ripari. Così dopo il condono per le multe
il Comune per fare cassa sta portando in porto l’accordo con Equitalia
per consentire ai morosi della Tarsu di rateizzare il debito anche nel
corso di sei anni, ovvero 72 mesi. In più sempre per la Tarsu ieri è
stato reso noto il regolamento per lo sgravio alle famiglie meno
fortunate.
Si ricorderà che l’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo per fare
cassa ha aumentato l’imposta sui rifiuti del 60 per cento prima di
dimettersi da Palazzo San Giacomo. Una manovra benedetta da tutte le
agenzie di rating che così non hanno retrocesso il Comune.
La Tarsu – se il Comune incassasse il cento per cento della gabella,
cioè a evasione zero – varrebbe 174 milioni di euro l’anno. In realtà
Palazzo San Giacomo ne incassa 130, vale a dire che c’è una sacca di
evasione del 30 per cento pari appunto a 44 milioni. La rateizzazione
dovrebbe servire a recuperare una parte di questi soldi. Per fare un
esempio, chi deve pagare 10mila euro e ottiene la rateizzazione a 72
rate alla fine dell’ultima rata avrà pagato 14mila euro. Gli interessi
– nella sostanza vanno pagati annualmente.
Ma chi è che non paga, e perché? È chiaro il quadro che viene fuori
dall’analisi sulle utenze Tarsu. La stragrande maggioranza delle
famiglie paga, anche le classi sociali a reddito basso, dimostrando
fiducia nelle istituzioni pur non ricevendo in cambio un servizio
efficiente.
L’Asìa, si sa, ha problemi strutturali, a cominciare da un personale
troppo avanti con gli anni e «strozzato» dalle finanziarie. I maggiori
evasori si annidano dunque nelle cosiddette utenze «non domestiche».
Ovvero le pubbliche amministrazioni, le imprese, il commercio, le
libere professioni. È stato calcolato che un negozio su quattro, per
esempio, non paga la Tarsu. È in questo segmento di società dove si
incontrano le maggiori resistenze al pagamento. L’assessore alle
Risorse strategiche Michele Saggese mette sul tavolo altre cifre:
«L’evasione è al 30%: 13% amministrazioni pubbliche, 10% soggetti
disagiati e 7% cattivi pagatori».
Le utenze non domestiche sono circa 77mila; quelle registrate alla
Tarsu solo 62mila, ovvero l’80 per cento. Di questo 80 per cento il
Comune incassa solo il 60 per cento. Come si arriva a queste cifre? La
Tarsu si paga a metro quadrato e le aliquote vanno da 3,94 euro (prima
dell’aumento 2,46) a un massimo di 19,33 euro (prima 11,7 euro).
Passiamo alle famiglie: sono 346mila 361; quelle censite al registro
Tarsu 303mila e 500 cioè l’88 per cento. Il Comune di questo 88 per
cento incassa il 78 per cento, ovvero 18 punti percentuali in più
rispetto alle utenze non domestiche. Famiglie dunque più «leali» e
anche più tartassate di negozi e albergatori.
Se si considera che una casa media è di 90 metri la Tarsu costa oggi
356,4 euro all’anno, prima dell’aumento 254. E la percentuale di
pagatori non è diminuita. In questo contesto arriva il regolamento per
alleggerire le famiglie, almeno quelle con i redditi più bassi con un
contributo di 150 euro. Vale a dire fino al 75 per cento della tassa da
pagare. Ne hanno diritto le famiglie che hanno negli ultimi due anni un
reddito Isee fino a 8500 euro.
Per ottenere lo sgravio bisogna però avere altri requisiti: presenza di
un convivente cieco assoluto, sordomuto, invalido civile o del lavoro
al 100%, invalido di guerra titolare di pensione, presenza di un
componente anziano di età pari o superiore ad anni 65; presenza di
almeno tre figli conviventi all’interno del nucleo familiare, di cui
almeno due minori. «Le domande – si legge in una nota del Comune –
dovranno essere presentate entro il 15 marzo dall’intestatario Tarsu
presso i Caf che svolgeranno tali attività a titolo gratuito».
in Italia da napoletano voglio solo aggiungere che l’evasione / elusione fiscale è un vizio italiano, non solo della nostra città. Sulle spiegazioni non mi pronuncio, eminenti sociologi hanno scritto numerosi saggi sul perché noi italiani siamo individualisti anziché "comunitari" senza giungere ad una soluzione che fosse di una qualche utilità sociale.