Napoli, carabinieri distruggono 35 tonnellate di fitofarmaci illegali
I nuclei antifrodi carabinieri hanno eseguito il provvedimento del gip del tribunale di Napoli, emesso su richiesta della procura distrettuale antimafia, che ha disposto la distruzione di circa 35mila chili di fitofarmaci illegali sequestrati nel luglio 2012 nel corso di un’operazione contro il traffico internazionale di agrofarmaci contraffatti o di rubati. La distruzione ha richiesto il dispiegamento di un particolare dispositivo di sicurezza, con il trasferimento dei pericolosi fitofarmaci su quattro autoarticolati dalla provincia di Napoli alla provincia di Bologna per il successivo smaltimento presso i laboratori di una ditta specializzata. L’indagine, condotta dai nac in stretta collaborazione con il nucleo investigativo del gruppo carabinieri di Torre Annunziata, è stata sviluppata nell’ambito dei controlli mirati a contrastare le produzioni falsamente indicate ‘biologiche’ e le gravi contaminazioni che l’introduzione di prodotti chimici non consentiti possono determinarsi nel ciclo agro-alimentare con gravi conseguenze per la salute e l’ambiente.
L’attività investigativa ha così portato ad individuare una fitta rete di commercializzazione illegale di prodotti fitosanitari riconducibile ad un gruppo criminale napoletano, ma ben organizzato e strutturato su una rete commerciale internazionale che ha approvvigionato ingenti quantitativi di ‘sostanze attive’, non commercializzabili in Italia e in Europa. Il volume d’affari dell’organizzazione criminale è stato stimato in oltre 2 milioni di euro (solo nell’ultimo anno), ed ha visto il sequestro complessivo di oltre 200 tonnellate di agrofarmaci (formulati e sostanze attive), e, nel luglio scorso, l’esecuzione di 24 provvedimenti restrittivi per i reati di associazione per delinquere, contraffazione di prodotti industriali, ricettazione, riciclaggio e abusiva commercializzazione di agrofarmaci.
Le indagini hanno consentito in particolare di individuare 3 livelli dell’organizzazione criminale. Il primo livello è risultato costituito dai soggetti che provvedevano al procacciamento delle materie prime (formulati, contenitori, etichette false) con operazioni di importazione dall’estero. Il secondo livello ha visto invece gli intermediari, acquirenti del principi attivi, che provvedevano a trasformarli nei prodotti finali da commercializzare. Il terzo livello, infine, è stato individuato nella diffusa rete di commercianti-acquirenti che acquistavano il prodotto finale con un prezzo ribassato in una percentuale tra il 20 e il 50%, e comunque di gran lunga inferiore a quello dei prodotti originali senza ovviamente averne le garanzie qualitative di sicurezza ed efficacia. L’attività ha quindi visto anche un’iniziativa di comunicazione istituzionale volta a sensibilizzare gli operatori del settore affinché non sottovalutino l’impiego di prodotti chimici in agricoltura che può essere garantito solo se commercializzati nel circuito legale. È noto infatti come la diffusione nel mercato di agrofarmaci non conformi alla normativa può comportare gravi rischi per la salute degli agricoltori, per la sicurezza ambientale e quella alimentare dei consumatori. (LaPresse)